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    Pensioni, il macabro calcolo dell’Inps sui soldi “risparmiati” per i morti Covid: “-1,1 miliardi di euro nel 2020”

    Inps Credits: ANSA
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 15 Feb. 2022 alle 14:50

    Il centro studi Itinerari previdenziali ha calcolato, con l’aumento della mortalità soprattutto nelle fasce di popolazione più anziana dovuto al Covid, quanto è diminuita la spesa per le pensioni. Un calcolo macabro, che è stato presentato oggi: secondo l’Inps sono stati “risparmiati” 1,1 miliardi di euro solo nel 2020, va ricordato però che la spesa complessiva in pensioni è di 281 miliardi di euro. Insomma una riduzione dello 0,3%. Proiettando l’effetto fino al 2029 l’effetto di riduzione della spesa sfiora i 12 miliardi di euro. “Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge nel rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l’erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 da dal Covid a favore dell’Inps, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio”.

    Sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni. Il dato è contenuto nel nono Rapporto di Itinerari previdenziali sui dati Inps dai quali emergono che 423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso (168.403 quelle del settore privato con un’età media alla decorrenza di 38,29 anni). Le pensioni di vecchiaia vigenti da oltre 40 anni sono 53.634 nel settore privato (con un’età media alla decorrenza di 53,76 anni anni) e 21.104 nel settore pubblico. La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato – si legge nel Rapporto – e di 44 per il pubblico “mentre prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni”. Questo è un ” monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni”.

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