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    Morte Pamela Mastropietro: Oseghale condannato all’ergastolo

    Pamela Mastropietro e Innocent Oseghale
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 29 Mag. 2019 alle 20:12 Aggiornato il 30 Mag. 2019 alle 14:34

    Pamela Mastropietro sentenza Innocent Oseghale | Ergastolo

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    Pamela Mastropietro sentenza omicidio – La Procura di Macerata ha confermato l’ergastolo per Innocent Oseghale nel processo sulla morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana il cui cadavere fu ritrovato fatto a pezzi nel gennaio 2018 in due trolley abbandonati a Macerata [qui la ricostruzione completa della vicenda].

    Mercoledì 29 maggio dalla Corte d’Assise di Macerata si è pronunciata nei confronti del pusher nigeriano, accusato dei reati di omicidio volontario, violenza sessuale, vilipendio e occultamento di cadavere. È arrivata la condanna per Oseghale per tutti e tre i reati dei quali era stato accusato: omicidio volontario aggravato da violenza sessuale, occultamento dei resti del cadavere e vilipendio del corpo della vittima.

    Detenuto in carcere dal 3 febbraio 2018, Oseghale, 29 anni, ha confessato di aver fatto a pezzi il cadavere della ragazza, ma ha sempre negato di averla violentata e uccisa [chi è Innocent Oseghale].

    A commentare subito dopo la sentenza è stata la madre di Pamela: “Daje, fuori uno, adesso tocca agli altri”, ha detto Alessandra Verni, convinta che la morte della figlia non sia opera del solo Oseghale. La madre di Pamela e il padre, Stefano Mastropietro, si sono abbracciati, piangendo. Lacrime e abbracci anche tra parenti e amici che indossano magliette con il volto di Pamela.

    La Procura di Macerata ha chiesto l’ergastolo, mentre gli avvocati dell’imputato invocavano l’assoluzione per l’omicidio e la violenza sessuale e chiedono il minimo della pena per il reato di vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.

    Nella loro requisitoria, i pm maceratesi Giovanni Giorgio hanno ribadito la tesi d’accusa: le coltellate al fegato a Pamela sono state sferrate quando lei era ancora viva, dopo un rapporto sessuale in cui Oseghale avrebbe abusato dello stato d’inferiorità della ragazza, stordita dall’eroina. L’imputato, secondo la Procura, “strumentalizzò” la giovane “come un giocattolo”.

    Morte di Pamela Mastropietro: la ricostruzione completa

    La morte di Pamela Mastropietro

    Il cadavere di Pamela Mastropietro è stato ritrovato fatto a pezzi all’interno di due trolley abbandonati in un fossato a Pollenza, in provincia di Macerata, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 2018.

    Due giorni prima la ragazza era scappata dalla comunità di recupero per tossicodipendenti di cui era ospite da circa tre mesi. Dopo la fuga, Pamela ha incontrato due uomini, con cui ha avuto rapporti sessuali in cambio di soldi.

    Nel mattino del 30 gennaio la 18enne è stata avvistata al parco Diaz di Macerata, nota piazza di spaccio della città marchigiana. È qui che ha conosciuto Oseghale, con cui si è successivamente allontanata.

    Il 3 febbraio successivo i carabinieri hanno arrestato il nigeriano, dopo averlo riconosciuto dalle immagini girate dalle telecamere di videosorveglianza di una farmacia a Macerata, che lo inquadravano mentre seguiva Pamela.

    A casa di Oseghale sono stati trovati alcuni vestiti della ragazza sporchi di sangue. Il pusher nei mesi successivi ha ammesso di aver fatto a pezzi il corpo della giovane ma ha sempre negato di averla violentata e uccisa.

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    Il processo a Oseghale

    Gli avvocati di Oseghale avevano chiesto il rito abbreviato per il loro assistito, ma il giudice per l’udienza preliminare di Macerata ha respinto la richiesta. Il processo davanti alla Corte d’Assise nei confronti di Oseghale è iniziato il 13 febbraio 2019.

    Nei mesi precedenti l’uomo ha scritto una lettera di scuse ai genitori di Pamela in cui tuttavia ribadisce la sua versione dei fatti, e cioè che la ragazza era già morta per overdose quando lui ha fatto a pezzi il cadavere. La lettera è stata giudicata “una presa in giro” dai genitori della vittima.

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    Pamela Mastropietro sentenza | Chi è Innocent Oseghale

    Innocent Oseghale, nigeriano, 29 anni, è arrivato in Italia nel 2015 e ha subito presentato domanda di asilo politico a Macerata. Per circa due anni ha vissuto come ospite in un centro di accoglienza locale gestito da una Ong.

    Nel 2017 la sua richiesta d’asilo è stata bocciata, ma Oseghale, che nel frattempo aveva iniziato a spacciare droga, è rimasto in Italia.

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