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    I dipendenti non parlano inglese, il Maschio Angioino di Napoli chiude 2 ore al giorno: “Dateci un interprete”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 5 Lug. 2022 alle 09:12

    I dipendenti non parlano inglese, il Maschio Angioino chiude 2 ore al giorno

    Il Maschio Angioino, uno dei simboli di Napoli, chiude due ore al giorno da giovedì 7 a sabato 9 luglio a causa di uno sciopero dei dipendenti della biglietteria che lamentano, tra le altre cose, l’assenza di addetti alla comunicazione in lingua straniera, in particolare l’inglese, con i turisti.

    “Siamo stufi di non essere ascoltati. Non abbiamo una divisa, un tesserino e sono mesi che chiediamo il supporto di un operatore turistico addetto alle comunicazioni in lingua straniera” hanno dichiarato i lavoratori al quotidiano Il Mattino.

    Indetto da Fp Cisl, lo sciopero prevede un’assemblea dei dipendenti in cui verranno discussi i carichi di lavoro, i ruoli dei dipendenti della biglietteria e l’assenza di responsabili amministrativi e contabili.

    Secondo quanto riferito, infatti, all’ingresso del Complesso monumentale di Castel Nuovo lavorano quattro dipendenti comunali appartenenti alle categorie operaie. Ex lavoratori socialmente utili, ricoprono ruoli e in realtà vanno oltre quelli previsti dal loro contratto.

    I dipendenti, infatti, devono emettere biglietti con il Pos, chiudere la cassa e fare i conteggi oltre a dover interagire con i turisti.

    “La mobilitazione porterà qualche disagio ai turisti, ma si è resa necessaria a causa delle mancate risposte dell’amministrazione – dichiara il coordinatore dell’area funzionale Agostino Anselmi – L’obiettivo sarebbe quello di fornire un servizio migliore al turista. Non chiediamo mica la luna. Vorremmo mettere in condizione i nostri lavoratori addetti alla biglietteria di avere meno difficoltà. Spesso i turisti chiedono informazioni e i dipendenti devono arrangiarsi per farsi comprendere. In tutti i castelli del mondo e nei musei chi è in biglietteria indossa una divisa. Ovunque tranne che a Napoli. Per la città non è certo un’immagine edificante”.

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