Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    L’analisi di Lucio Caracciolo: “L’Italia è in guerra al fianco dell’Ucraina, ma nessuno ha capito cosa vuole Kiev”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 27 Apr. 2022 alle 13:20 Aggiornato il 27 Apr. 2022 alle 13:21

    Lucio Caracciolo: “L’Italia è in guerra senza sapere cosa vuole l’Ucraina”

    L’Italia è in guerra al fianco dell’Ucraina senza sapere realmente cosa vuole Kiev: è questo, in estrema sintesi, l’analisi proposta dal giornalista Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes.

    Intervenuto nei giorni scorsi a Otto e Mezzo, il programma d’approfondimento in onda ogni sera su La7, l’esperto ha infatti dichiarato: “Penso che sarebbe ora di cominciare a parlare più di negoziato”.

    “Noi sappiamo che cosa vogliono i russi – ha aggiunto Caracciolo – ma Kiev che cosa vuole? Io ancora non l’ho capito bene. Se vogliono indietro tutto quello che i russi hanno preso allora dovrebbero chiedere alla Nato di intervenire perché da soli non ce la possono fare, ma la Nato ha già detto che non vuole intervenire”.

    “Qual è l’obiettivo di Kiev visto che dovrebbe essere anche l’obiettivo nostro, noi dovremmo partecipare a questa discussione” ha dichiarato Lucio Caracciolo nel corso del suo intervento.

    Un concetto ribadito anche nel suo editoriale pubblicato sul nuovo numero di Limes dal titolo “La strana guerra dell’Italia”.

    “Siamo in guerra – scrive Caracciolo – Ma per quale vittoria? E se non lo sappiamo, come possiamo stabilire se avremo vinto o perso, quando mai finirà?”.

    “Dopo due mesi di massacri, sarebbe utile provare a rispondere a queste domande. Il fatto che si tenda ad evitarle rivela le ambiguità che segnano il nostro modo di affrontare questo conflitto”.

    Secondo l’esperto, infatti, è “guerra strana la nostra, tanto è tragica la macelleria in Ucraina. Quando i russi hanno invaso il loro vicino occidentale, illudendosi di sfilare in parata a Kiev nel giro di pochi giorni, sapevano quel che volevano. L’obiettivo era sbagliato, ma chiaro. Come abbastanza leggibile sembra l’attuale piano B, che verte sulla connessione della Crimea alla Federazione Russa via Donbas allargato (quanto?)”.

    “Noi abbiamo immediatamente solidarizzato con gli ucraini, inviato armi, denari, aiuti umanitari – prosegue Caracciolo – Ma ancora non sappiamo che cosa concretamente si prefiggano, legittima propaganda a parte. Non siamo al fronte, perché la Nato – l’America – ha deciso che la guerra contro una superpotenza atomica si combatte per procura. E dissimulando il proprio limitato impegno diretto”.

    “Si può e si deve discutere sull’opportunità e sulla moralità per l’Occidente – l’impero americano – di combattere contro i russi fino all’ultimo ucraino”.

    “Ma almeno bisogna riconoscere a Kiev il diritto – e il dovere – di stabilire che cosa voglia. E possa. Non è illogico immaginare che in caso di conflitto prolungato la solidarietà atlantica si allenterebbe, scoprendo le faglie sotterranee oggi coperte dalle sanzioni. Giustamente gli ucraini si sentirebbero traditi”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version