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    Il figlio di Liliana Segre: “Francesca Albanese è ossessionata da mia madre, agisce più da militante che da giurista”

    Le parole di Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita e superstite della Shoah

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 8 Ott. 2025 alle 09:53 Aggiornato il 8 Ott. 2025 alle 09:53

    Luciano Belli Paci replica a Francesca Albanese dopo le dichiarazioni della Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati sulla senatrice a vita e superstite della Shoah e la parola “genocidio”. Intervistato dal Corriere della Sera, l’avvocato e membro dell’associazione Sinistra per Israele afferma che l’indignazione per Gaza “rischia di non essere, nel dibattito italiano, una leva per chiedere il cessate il fuoco e la pace. Ho l’impressione che la discussione si sia come militarizzata, con posizioni sempre più estreme in cui siamo anche noi in guerra gli uni contro gli altri. C’è una crescente intolleranza e l’episodio di Francesca Albanese è l’espressione di un clima più generale”. Secondo il legale la Relatrice Onu fa parte “di quella categoria ahimè ampia di persone che io definisco ‘ossessionate da Liliana Segre'”. C’era infatti già stato un precedente”.

    Il riferimento è una foto postata dalla giurista in cui è ritratta al fianco di un murales raffigurante Liliana Segre e la parola “indifferenza”: “L’hashtag era #GazaGenocide, come a dire che le dichiarazioni fatte da Liliana Segre su Gaza fossero in contraddizione con il suo impegno di sempre a non voltarsi dall’altra parte. Evidentemente Albanese non aveva letto le parole di mia madre in cui afferma di provare repulsione per il governo Netanyahu e la destra fascistoide e razzista al potere oggi in Israele. O quelle in cui dice che bisogna piangere per i bambini di ogni nazionalità ed esprime dolore per le vittime civili. Oppure quelle in cui denuncia i crimini di guerra e contro l’umanità commessi sia da Hamas sia dall’esercito israeliano. È bastato che esprimesse il suo pensiero sull’opportunità di non usare la parola genocidio per suscitare disprezzo”.

    L’avvocato, poi, ricorda che la madre aveva anche paventato il rischio del genocidio “se Israele avesse continuato a bloccare gli aiuti umanitari. Il fatto è che in Italia sembra in atto, non solo da parte di Albanese, una sorta di ‘polizia del pensiero’ per cui non solo bisogna dire certe cose, ma dirle anche in un certo modo. Questo però distrugge il confronto democratico. In questa fase la guerra è stata importata nel dibattito, lo contamina. È come se ci fosse un arruolamento dall’una o dall’altra parte. E questo non porta benefici ai palestinesi, ma solo intolleranza. Non siamo ancora arrivati alla situazione degli anni Settanta, ma dobbiamo tenere presente che la violenza fisica parte sempre da una violenza che prima è stata verbale e morale”.

    Francesca Albanese ha dichiarato di aver abbandonato la trasmissione di La7, In Onda, sostenendo che la posizione di Liliana Segre sia stata strumentalizzata da Francesco Giubilei, anche lui ospite del programma. “Sicuramente ogni parte politica tira l’acqua al suo mulino – dichiara il figlio della senatrice a vita – Ma nel dibattito sul genocidio — su cui c’è un procedimento giudiziario internazionale in corso, con un’accusa e una difesa — non può essere vietato sostenere una tesi diversa da quella di Albanese. Gli storici Marcello Flores e Andrea Graziosi, ad esempio, i maggiori esperti in Italia di genocidio, non concordano sull’uso della parola per Gaza. Continuare a concentrare il dibattito in modo così parossistico su questa definizione rischia di radicalizzare i fronti anziché trovare una strada comune per fermare ciò che accade”.

    E sulla dichiarazioni della Relatrice Onu, secondo cui Liliana Segre sia poco lucida nel suo giudizio per via di un coinvolgimento emotivo, il figlio della reduce della Shoah afferma: “Così si toglie il diritto di parola ai pochissimi superstiti ancora tra noi. In questi mesi la giurista si è posta più come una militante che come un tecnico in posizione di terzietà, e se si entra nel dibattito così, poi bisogna accettare che tutti partecipino senza essere silenziati. O pubblicamente umiliati come il sindaco di Reggio Emilia che, mentre la stava premiando, ha osato dire che per arrivare alla pace serve anche liberare gli ostaggi israeliani”.

    Luciano Belli Paci, poi, commenta la frase utilizzata da Albanese: “pietra di inciampo della logica”. Un’affermazione che, secondo il figlio di Liliana Segre, è “parte di quell’atteggiamento per cui si richiama un concetto legato alla Shoah per poi ribaltarlo contro gli ebrei. Ma il problema va oltre Albanese. C’è anche chi equipara Hamas alla Resistenza. E questo non dovrebbe essere minimizzato. La sinistra in particolare, che chiamo in causa proprio perché me ne sento parte, se ne dovrebbe fare carico. Invece c’è una certa tolleranza verso gli intolleranti”.

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