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    In Parlamento si lavora a una legge per prevenire i suicidi. Romaniello (M5S) a TPI: “Intervenire sulle fragilità dei minori”

    Cristian Romaniello, deputato M5s. Credit: Ansa
    Di Alessia Bausone
    Pubblicato il 5 Nov. 2020 alle 07:08

    Il tema del suicidio è uno dei più difficili da affrontare, da descrivere e da analizzare. Tocca il tema etico e sensibile per eccellenza dell’intera esperienza umana: la vita. Secondo il filosofo francese Albert Camus, autore del saggio Il mito di Sisifo, il suicidio è l’unico serio problema filosofico. Ma è nel concreto e nel quotidiano che bisogna farci i conti, alla luce dei numeri di casi sempre più in crescita. L’anno scorso l’ormai ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, Carlo Bartoli, pubblicò un libro dal titolo L’ultimo tabù. Giornalisti, blogger e utenti dei social media alle prese con il suicidio, il cui primo capitolo (“Il suicidio da atto vile a opera del diavolo, da stigma a tabù”) affronta l’evoluzione di come la società vede e “vive” il fenomeno del suicidio.

    Il ruolo dei media è, pertanto, centrale, soprattutto quando si fa cronaca. Nel 1974 il sociologo David Philips coniò la terminologia “Effetto Werther” per indicare l’emulazione del fenomeno suicida (in inglese il fenomeno viene indicato come “copycat suicide”, suicidio per imitazione). Prende il nome dall’opera di Goethe, I dolori del giovane Werther, perché dopo la pubblicazione del romanzo pare che una quarantina di giovani si siano tolti la vita proprio come il protagonista del libro.

    Philips rilevò che alla notizia del suicidio di un personaggio famoso, rilasciata dal New York Times, il tasso di suicidi si elevò del 12%, a dimostrazione del fatto che una notizia che rimbalza attraverso i media può avere un forte impatto su alcuni gruppi della società.

    Degenerazioni in questo ambito si sono avute attraverso i social network, che, con regie perverse e criminali, hanno portato alla nascita delle challenge mortali per i giovanissimi come il Blue Whale e Jonathan Galindo. Quindi, occorre parlarne e farlo bene.

    Nel “Mental health action plan 2013-2020” adottato dall’Oms nel 2013 (atto che indicava tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2020 la riduzione del 10% del tasso di suicidio), si rimarca proprio l’importanza di promuovere un atteggiamento responsabile da parte dei media per ciò che concerne le informazioni sui casi di suicidio e a questo riguardo si sottolinea che maggiori sforzi andrebbero fatti per migliorare le strategie comunicative, evitando per esempio l’uso di un linguaggio sensazionalistico e la presentazione dell’atto suicida come la soluzione di un problema, ma anche evitando di mostrare immagini e di descrivere il metodo utilizzato.

    Inoltre, da circa vent’anni, il 10 settembre ricorre la “Giornata mondiale della prevenzione al suicidio”, promossa sempre dall’Oms con l’obiettivo di incrementare la consapevolezza che il suicidio è un evento che può essere prevenuto. Il primo rapporto globale sulla prevenzione del suicidio “Preventing suicide. A global imperative” ha sottolineato che nel 2012 a livello mondiale i suicidi erano 800mila. Oggi, invece, pare si sia sfiorato il milione, nonostante l’acclarato obiettivo del -10%.

    Ecco che la prevenzione gioca un ruolo chiave. Soprattutto in tempi di “lockdown” e zone rosse. Lo scorso settembre Telefono Amico Italia, organizzazione di volontariato attiva da oltre 50 anni, ha lanciato l’allarme sul fatto che durante i mesi di lockdown le richieste di aiuto si sono raddoppiate rispetto all’anno precedente. Inoltre, come evidenziato nel convegno internazionale di psichiatria organizzato proprio in occasione della Giornata internazionale sulla prevenzione del 10 settembre dall’Università La Sapienza di Roma con la Fondazione Menarini, da marzo a settembre si sono registrati in Italia 71 suicidi e 46 tentati suicidi con l’aumento del 30% dei ricoveri.

    A livello europeo il progetto Euregenas (European Regions Enforcing Actions Against Suicide) ha inteso contribuire alla prevenzione della suicidalità (ideazione suicidaria, tentativi e suicidi) in Europa attraverso lo sviluppo di strategie per la prevenzione del suicidio implementabili a livello regionale e locale in modo da essere d’aiuto alla Comunità Europea quali esempi di buone pratiche e ha permesso di sviluppare alcune linee guida europee per la prevenzione al suicidio. Il progetto ha unito 11 regioni europee e per l’Italia ha partecipato il Veneto.

    E se a Londra nel 2018 Theresa May ha istituito un ministero ad hoc per prevenire il suicidio (conferito alla sottosegretaria alla Salute Jackie Doyle-Price), da noi a livello parlamentare particolare interesse sta destando la proposta di legge titolata “Disposizioni per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo” del deputato lombardo del M5S Cristian Romaniello.

    Nella relazione introduttiva si legge: “Sono circa 4.000 le persone che, ogni anno, si tolgono la vita nel nostro Paese: una perdita di vite umane di gran lunga maggiore di quante se ne registrano per omicidio e, considerato che il suicidio rientra tra le cause di morte che vengono considerate completamente evitabili con opportuni interventi di prevenzione, l’obiettivo auspicabile corrisponde a nessun decesso. È singolare, invece, l’assenza di una legislazione che regoli la materia”.

    La proposta, assegnata alla Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, pone allo Stato l’obbligo di predisporre, d’intesa con le Regioni, progetti obiettivo, azioni programmatiche e idonee iniziative dirette a prevenire i suicidi ed i tentativi di suicidio.

    In cosa consistono queste iniziative? Tra le varie, la creazione di un numero verde nazionale ed un sito internet ad hoc in maniera tale considerare i suicidi una vera e propria emergenza da trattare; l’assunzione di personale qualificato e la formazione del personale già operante nelle aziende ospedaliere e nelle aziende sanitarie locali al fine di garantirne l’intervento h24; il coinvolgimento del mondo dell’Università e della ricerca.

    Contattato direttamente, nel giorno dell’approvazione alla Camera della legge contro l’omofobia, la misoginia e l’abilismo, Romaniello ci ha tenuto a sottolineare che “trovarsi di fronte a pregiudizi e difficoltà di inserimento sociale può aumentare il rischio di comportamenti suicidari, così come accade anche per l’orientamento sessuale in ambienti ostili”. “Una maggiore sensibilizzazione ed un contrasto alla discriminazione e al bullismo sono azioni che possono contribuire alla prevenzione del terribile ed emergenziale fenomeno del suicidio”, osserva il deputato M5S.

    “Prevenzione, intervento in emergenza e postvention sono essenziali per rispondere adeguatamente al dramma. In generale ben si può affermare che Italia i numeri dei suicidi sono allarmanti. Il suicidio è come una bomba atomica la cui detonazione è dilazionata nel tempo e diffusa nel Paese perché, oltre alle stime ufficiali, vanno aggiunti i tentativi di suicidio e valutato il fenomeno del ‘sommerso’, ossia il riferimento a coloro che si suicidano simulando incidenti, intossicazione o traumi, nonché a coloro che non vengono segnalati per la scarsa sensibilità di rilevazione, motivo per cui chiedo l’istituzione di un codice identificativo a livello sanitario”.

    “Chi cerca di porre fine alla propria vita, poiché percepisce solo prospettive di sofferenza nel futuro, in realtà, ha le facoltà per vivere, desidera vivere, e tenta tutto prima di assumere una decisione definitiva. Ecco perché un numero verde di emergenza è essenziale. Per questi motivi, se non un Ministero ad hoc, come è stato fatto nel Regno Unito, almeno un intervento legislativo che miri nello specifico a prevenire questo fenomeno è quantomai necessario, con focus specifici per le fragilità dei minori e del ‘nuovo mondo’ dei social network”.

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