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    Insulti a Don Massimo Biancalani, sacerdote che accoglie i migranti: “Prete f***** razzista quanto ci guadagni?”

    Il prete è noto per il suo impegno nell'accoglienza dei profughi nella sua parrocchia di Vicofaro, in provincia di Pistoia

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 15 Ott. 2019 alle 11:16

    Insulti a Don Massimo Biancalani, sacerdote che accoglie i migranti

    “Prete f***** razzista quanto ci guadagni? Vergognati”: sono i messaggi di insulti che nella notte tra sabato 12 e domenica 13 ottobre sono stati lasciati davanti la parrocchia di Massimo Biancalani, sacerdote di Vicofaro, a Pistoia, che nella sua chiesa accoglie migranti e bisognosi.

    A denunciare l’accaduto è stato lo stesso parroco sul suo profilo Facebook.

    “Questa mattina volantini davanti alla chiesa di Vicofaro… – si legge sul social – Sono molto amareggiato, non tanto per questo gesto sicuramente frutto di una mente malata e perversa… ma dei pesantissimi silenzi che ci circondano: non una chiamata, non un messaggio … niente di niente a Pistoia”.

    Il sacerdote, poi, ha concluso il suo messaggio con una citazione di Martin Luther King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti”.

    Don Massimo Biancalani era già balzato agli onori della cronaca in passato per aver spesso polemizzato con l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini. Il parroco, inoltre, aveva contestato il Decreto sicurezza “sfidando” le forze dell’ordine a entrare nella sua chiesa se fosse stato necessario.

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    “Se la polizia decidesse di farci chiudere – aveva dichiarato il parroco a TPI – vorrei vedere se avrebbe il coraggio di entrare in chiesa”

    Mi possono anche accusare di traffico illecito dell’immigrazione clandestina, ma restiamo una realtà religiosa che ha il dovere di contrapporsi in nome dell’umanità, dell’ispirazione evangelica”.

    “Noi siamo in disobbedienza civile – aveva aggiunto Don Massimo – perché ci dicono di non accogliere e continuiamo a farlo, stiamo camminando su un crinale molto stretto, perché i ragazzi sono tanti, i problemi sono all’ordine del giorno, ma noi continuiamo perché la coscienza ce lo chiede”.

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