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    Infermiera violentata a Napoli, il marito: “Dovevo fregarmene dei divieti e andare a prenderla”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 8 Mag. 2020 alle 15:04 Aggiornato il 8 Mag. 2020 alle 15:46

    Infermiera violentata a Napoli, il marito: “Perché non ero con lei?”

    Domenica 4 maggio un’infermiera di 48 anni è stata aggredita e violentata a Napoli. La donna aspettava l’autobus nel parcheggio della Metropark di corso Arnaldo Lucci, quando un cittadino senegalese irregolare si è avvicinato e l’ha aggredita. Una violenza che è andata avanti per almeno 45 minuti, senza che nessuno si fermasse nonostante le grida di aiuto. Solo l’autista del bus, una volta arrivato alla fermata, è sceso per intervenire in soccorso della vittima. L’aggressore è stato fermato dalla polizia.

    “Quando sono corso in ospedale da mia moglie e l’ho vista seduta subito dopo l’aggressione ho visto il dolore, il dolore e ancora il dolore, solo dolore. Sono stato travolto completamente”. Lo racconta a Repubblica il marito della donna, fisiatra di nome Lino.

    “A un certo punto ha squillato il telefono. Cosa farebbe se sentisse dall’altra parte sua moglie che singhiozza, le parole ‘sono stata aggredita’, poi ancora di seguito ‘sto andando in ospedale’ e, quindi, un poliziotto che mi chiede di raggiungerli in ospedale, al Cardarelli? Non ricordo neanche come sono arrivato all’ospedale Cardarelli, a Napoli… ma quando mi sono mosso non avevo ancora capito cosa era successo, non fino in fondo”, spiega l’uomo.

    Giunto all’ospedale Cardarelli, dove la donna era stata ricoverata, Lino l’ha vista seduta su una sedia: “Non mi rendevo conto di niente. Ma senza sapere ho cominciato a piangere perché ho visto il volto spento di mia moglie. Spento, buio. Non c’era più la sua luce di sempre, il suo bel sorriso. Era assente. C’era ma non c’era e io volevo sapere ma non volevo sentire… Ero lì come intontito. Si va in tilt… Fino a quando non sono riuscito a portarla a casa non ho realizzato l’accaduto”.

    Nel raccontare l’accaduto l’uomo si commuove più volte: “La donna della mia vita stava lottando con le unghie e con i denti per salvarsi in quei quarantacinque minuti ed io, io perché non ero lì? Perché qualcuno dal cielo non mi ha detto di andare a prenderla senza pensare ai divieti, di andare e basta?”. Il signor Lino però si domanda anche come mai nessuno abbia impedito questa violenza: “Perché nessuno stava guardando quelle telecamere in quei quarantacinque minuti? Perché nessuno ha protetto mia moglie al posto mio? Allora le telecamere in diretta nelle centrali operative delle forze dell’ordine sono soltanto roba da polizieschi americani? Nessuno le osserva quelle telecamere?”.

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