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    Ignazio Marino e il “caso scontrini”: l’ex sindaco di Roma è stato assolto in Cassazione

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 9 Apr. 2019 alle 19:00 Aggiornato il 9 Apr. 2019 alle 20:54

    L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato assolto nel processo che lo vede indagato per peculato in relazione ad alcune cene personali che avrebbe pagato con la carta di credito del comune. I fatti risalgono al 2013, quando Marino era ancora il primo cittadino della Capitale.

    Dopo l’assoluzione in primo grado e la condanna in Appello, la decisione finale spettava alla Corte di Cassazione. Alla fine, gli ermellini hanno deciso di assolvere l’ex sindaco di Roma.

    Un esito che già si era intuito stamattina, quando la stessa pubblica accusa, nella persona del procuratore generale della Cassazione, Mariella De Masellis, aveva sostenuto che “il fatto non sussiste”.

    Secondo la procura, dunque, Ignazio Marino non ha commesso alcun reato utilizzando la carta di credito del Campidoglio per 56 cene. “Hanno vinto la verità e la giustizia – ha commentato Marino – ed era ora. Ma la sentenza della Cassazione non rimedia ai gravi fatti del 2015, alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto e di un’intera giunta impegnati senza fare compromessi per portale la legalità nella Capitale. Una ferita per la democrazia che non si rimargina”.

    Ignazio Marino | Il caso scontrini

    Le cene per cui Marino è indagato sono avvenute nel 2013, per un totale di 13mila euro. L’allora sindaco di Roma utilizzò la carta di credito del Campidoglio per pagarle. La prima sotto osservazione è avvenuta il 6 settembre di quell’anno, e Marino la giustificò dicendo di essere stato con l’ambasciatore del Vietnam. Una tesi smentita dalla segretaria dell’ambasciatore.

    Stessa cosa avvenuta il 26 ottobre, dopo una cena con alcuni esponenti della Comunità di Sant’Egidio, che nei giorni successivi hanno smentito. Il 26 dicembre, invece, fu il turno di una cena “offerta per motivi istituzionali a rappresentanti della stampa”. Ma il titolare del ristorante raccontò che Marino si fosse recato nel locale con i familiari. Riguardo a questa cena, lo stesso sindaco disse però che quel giorno la sua famiglia non era a Roma.

    In mezzo, tanti altri convivi giustificati con “motivi istituzionali” ma sempre smentiti.

    Ignazio Marino | I primi due gradi di giudizio

    Marino, come detto, era stato assolto in primo grado dal tribunale di Roma. Secondo il giudice, infatti, “appare evidente che eventuali errori nelle dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica, potendo tutt’al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato a imprecisione e superficialità”.

    La Corte d’Appello però ribaltò la sentenza, condannando Marino a due anni. Adesso però la Cassazione ha messo un punto definito alla vicenda degli scontrini di Ignazio Marino.

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