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    Guerra in Ucraina, Zerocalcare: “Non sono pacifista. Ci sono anche le guerre di liberazione”

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 25 Mar. 2022 alle 13:51 Aggiornato il 25 Mar. 2022 alle 13:53

    “Non sono pacifista. Mi schiero contro alcune guerre, ma non sono per la non-violenza a tutti i costi. Ci sono anche le guerre di liberazione, no? I curdi stessi sono in guerra. Quanto al buonismo… Non ci trovo nulla di bello nel dirsi cattivo, ma non cerco di essere buono a tutti i costi”. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il fumettista Zerocalcare, al secolo Michele Rech, spiega perché non ha preso posizione sulla guerra in Ucraina

    Tanti mi chiedono: ‘Perché non dici o non disegni la tua sull’Ucraina?’. Ma io ho difficoltà a dare risposte tranchant e diffido di chi lo fa. Il fatto stesso che io mi debba barcamenare in questa cosa dà l’idea di quanto ci informiamo male. C’è chi crede di potersi fare un’opinione seguendo un influencer! Oppure chiedendo a me! Ma io non ho gli strumenti per fare un’analisi geopolitica, posso solo ripetere quello che ho letto. Ma ci si dovrebbe informare con la complessità, non con la semplificazione”, continua.

    “In Ucraina è in corso un’aggressione e i civili stanno attraversando qualcosa che dovremmo cercare di far finire il prima possibile”, dice Zerocalcare, reduce dal successo della serie Netflix “Strappare lungo i bordi“. “C’è chi dice che bisogna dare armi agli ucraini, e chi dice che dare armi è sbagliato perché non bisogna alimentare il conflitto. In entrambe le posizioni riconosco qualcosa di eticamente valido. Ma bisogna pensare alle conseguenze, che sarebbero in ogni caso pesantissime. Sta lì, il dilemma. E chi non se lo pone è superficiale oppure è un pezzo di merda. Su questo tema, ho più bisogno di ascoltare che di essere quello che si pronuncia”, aggiunge.

    Nella seconda metà del 2022 è atteso il suo prossimo fumetto: “Nel 2021 sono stato tra Iraq e Siria, perché i curdi mi hanno detto che c’è bisogno di raccontare quello che sta succedendo lì: se il fumetto esce tra tre anni, non serve a nulla. È vero, potrei mandare tutti a quel paese, ma io considero i fumetti come una declinazione del mio modo di stare al mondo e prima di essere un fumettista sono una persona con un’esigenza di militanza”.

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