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    Francesca Albanese: “Rinnovo la mia stima a Liliana Segre, non mi sono alzata per lei ma per l’uso strumentale del suo nome” | VIDEO

    "Non mi sono alzata per lei ma per l’uso strumentale del suo nome": le parole della Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 9 Ott. 2025 alle 13:26

    In un video inviato al Tg1, Francesca Albanese rinnova la sua stima a Liliana Segre e spiega perché ha lasciato lo studio di In Onda quando è stata nominata la senatrice a vita sul tema del genocidio. “Il mio commento al Tg1 per chiarire, ancora una volta, le ragioni della mia decisione di lasciare la puntata di In Onda. Spero vivamente che ora ci si possa dedicare a fare in modo che l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza sia veicolo di pace vera e dignitosa per tutti” ha scritto nella didascalia del filmato la Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati.

    Nel filmato Francesca Albanese afferma: “Non ho lasciato la puntata di In Onda alla pronuncia del nome della senatrice Segre, che ammiro e rispetto. Piuttosto dinanzi all’uso strumentale che si fa del suo nome e del suo vissuto, per sviare il dibattito su genocidio, dalla normativa vigente, dall’analisi legale, che dovrebbero guidare il dibattito stesso. Rinnovo la mia stima e porgo i miei saluti alla senatrice Segre”. La relatrice Onu era stata sommersa dalla polemiche dopo aver lasciato la trasmissione condotta da Luca Telese e Marianna Aprile e aver affermato, in una successiva intervista, che Liliana Segre non era “lucida” sul tema del genocidio a Gaza.

    Tra coloro che avevano protestato per le affermazioni della Albanese, Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita, secondo cui Francesca Albanese fa parte “di quella categoria ahimè ampia di persone che io definisco ‘ossessionate da Liliana Segre'”. L’avvocato e membro dell’associazione Sinistra per Israele aveva aggiunto: “Evidentemente Albanese non aveva letto le parole di mia madre in cui afferma di provare repulsione per il governo Netanyahu e la destra fascistoide e razzista al potere oggi in Israele. O quelle in cui dice che bisogna piangere per i bambini di ogni nazionalità ed esprime dolore per le vittime civili. Oppure quelle in cui denuncia i crimini di guerra e contro l’umanità commessi sia da Hamas sia dall’esercito israeliano. È bastato che esprimesse il suo pensiero sull’opportunità di non usare la parola genocidio per suscitare disprezzo”.

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