Nuova ordinanza del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila secondo la quale è necessario verificare lo stato psichico dei genitori della cosiddetta famiglia nel bosco prima di permettere la riunione del nucleo. La decisione arriva dopo la sentenza dei giudici della Corte d’Appello che hanno rigettato il ricorso di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham contro la sospensione della responsabilità genitoriale. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il perito indicato, Simona Ceccoli, avrà quattro mesi di tempo per rispondere alle domande dei giudici attraverso una “indagine personologica e psico-diagnostica”.
Nelle scorse ore, invece, erano state rese note le motivazioni attraverso la quali i giudici hanno deciso di lasciare i bambini nella casa-comunità dove attualmente risiedono. La decisione, seppur temporanea per ammissione degli stessi giudici, ripercorre la vita dei tre figli della coppia e sottolinea quanto non fosse tutta rosa e fiori la vita dei bambini. Nel documento, infatti, si evince che “i minori, inizialmente privi di un medico di base, hanno effettuato la prima visita pediatrica il 24/7/2025”, ovvero all’età di 8 e 6 anni. La salute dei bambini era un elemento sottovalutato dai genitori dal momento che la “minore al momento dell’inserimento in casa famiglia era affetta da bronchite acuta con broncospasmo non segnalata e non curata dai genitori”.
Tuttavia se in un primo momento i genitori oltre ad aver sottratto i figli al completamento del ciclo vaccinale così come gli “esami ematochimici e alla visita neuropsichiatrica prescritti dalla pediatra”, in un secondo momento hanno cambiato atteggiamento acconsentendo ai controlli. Nei prossimi giorni, comunque, i bambini verranno nuovamente ascoltati senza la presenza dei genitori. Nel documento, infatti, i giudici concludono: “Costituisce principio consolidato nella giurisprudenza Cedu quello secondo cui sottrarre i minori alle cure dei genitori è un’ingerenza nella vita familiare che esige una giustificazione legata alla necessità di attuare il migliore interesse del minore; l’ingerenza va considerata una misura temporanea da sospendere appena le circostanze lo permettano”.