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    Vendola condannato per l’ex Ilva: “Calpestata la verità, mi ribello”

    Nichi Vendola Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 31 Mag. 2021 alle 16:32

    “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”: così l’ex governatore pugliese Nichi Vendola commenta la sentenza di primo grado sull’Ilva di Taranto, con cui è stato condannato a 3 anni e 6 mesi.

    “Sappiano che i giudici hanno commesso un grave delitto contro la verità e contro la storia – prosegue Vendola – Hanno umiliato persone che hanno dedicato l’intera vita a battersi per la giustizia e la legalità. Hanno offerto a Taranto non dei colpevoli ma degli agnelli sacrificali: noi non fummo i complici dell’Ilva, fummo coloro che ruppero un lungo silenzio e una diffusa complicità con quella azienda”. “Ho taciuto per quasi 10 anni – insiste Vendola – difendendomi solo nelle aule di giustizia, ora non starò più zitto. Questa condanna per me e per uno scienziato come Assennato è una vergogna. Io combatterò contro questa carneficina del diritto e della verità“.

    Un attacco durissimo quello dell’ex politico di Sel: “Sappiano i giudici che hanno commesso un grave delitto contro la verità e contro la storia – ha proseguito – Hanno umiliato persone che hanno dedicato l’intera vita a battersi per la giustizia e la legalità. Hanno offerto a Taranto non dei colpevoli ma degli agnelli sacrificali – ha concluso – Noi non fummo i complici dell’Ilva, fummo coloro che ruppero un lungo silenzio e una diffusa complicità con quella azienda”.

    Nichi Vendola è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione dalla Corte d’Assise di Taranto nell’ambito del processo ‘Ambiente Svenduto‘ per il disastro ambientale negli anni di gestione della famiglia Riva, i cui fratelli sono stati condannati a 20 e 22 anni di carcere. L’accusa per Vendola è concussione aggravata in concorso: per gli inquirenti ha esercitato pressioni sull’allora dg di Arpa Puglia per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti dei veleni fuoriusciti dal siderurgico del capoluogo ionico.

    La Corte d’Assise di Taranto, inoltre, ha condannato a 2 anni anche l’ex dg Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’ex presidente della Regione Puglia. Secondo l’accusa, Assennato ha taciuto delle pressioni subite dall’ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione.

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