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    Enrico Montesano e la maglia della Decima Mas: “Io fascista? Mi sento offeso”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 17 Nov. 2022 alle 12:28

    Enrico Montesano rigetta l’etichetta di “fascista” dopo lo scandalo che lo ha investito per la maglia indossata a Ballando con le stelle con gli stemmi della Decima Mas, il reparto d’assalto della Marina militare fascista, e con il motto dannunziano “Memento audere semper”. La Rai lo aveva sospeso con un duro comunicato nel quale condannava la vicenda: “Resta inammissibile che un concorrente di un programma televisivo del servizio pubblico indossi una maglietta con un motto e un simbolo che rievocano una delle pagine più buie della nostra storia. Chiediamo scusa a tutti i telespettatori e, in particolare, a coloro che hanno pagato e sofferto in prima persona a causa del nazifascismo a cui proprio quella simbologia fa riferimento”. “Dovranno chiedermi scusa”, dice oggi Montesano, in una serie di dichiarazioni raccolte da AdnKronos.

    “Accostarmi al fascismo – spiega – è offensivo e denigratorio. Il saluto romano? Cercano di screditarmi travisando i fatti. E certe leonesse da tastiera (il riferimento è a Selvaggia Lucarelli, che per prima ha denunciato la storia della maglietta) devono smetterla di infangarmi travisando i fatti. In Rai nessuno mi ha lasciato spiegare. Non si fa così neanche con i pluriomicidi. Quella maglietta è in vendita in tutta Italia, nessuno vieta di indossarla”. Come già fatto ha caldo, ha parlato dei suoi trascorsi nella sinistra: “Ma vi siete dimenticati? Sono stato eletto nelle file della sinistra, ho fatto comizi e campagne elettorali per il Pds, partecipato a feste ed eventi. Come si può pensare che io mi metta quella maglietta perché sono un nostalgico? È assurdo”. Per l’attore “ormai è un’Italia preoccupante: non ci si può muovere, non si può parlare, adesso non ci si può più neanche vestire”. A caldo aveva difeso la scritta dicendo che si tratta di “una frase di Gabriele D’Annunzio che è liberamente riprodotta anche nei libri di studio di letteratura italiana adottati nelle scuole” e aveva criticato la Rai: “Avevano visionato tutto sia durante le mie prove della prestazione artistica sia durante la registrazione della stessa. Non hanno minimamente dubitato della regolarità e della liceità delle immagini”.

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