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    Roma, il muro di Fellini diventa una giungla colorata, l’artista a TPI: “Portiamo colore in zone dimenticate”

    Il murales è stato però criticato da alcuni residenti del quartiere: c'è chi lo ha definito un obbrobrio e chi addirittura parla di un inno alla droga

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 5 Dic. 2019 alle 13:46 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:19

    Roma, il muro di Fellini diventa una giungla colorata, l’artista a TPI: “Portiamo colore in zone dimenticate”

    Un muro che dopo anni di incuria e abbandono ha ritrovato dignità e vita grazie al lavoro di Matteo Brogi ed Emanuele Olives (“Rice Grains”). Un muro, già utilizzato da Fellini come set del suo film “La strada”, a cui i due artisti hanno dato colore, in un quartiere di Roma Sud molto frequentato dai giovani, in zona San Paolo. Eppure non tutti hanno apprezzato il lavoro di riqualificazione di questo angolo della Capitale, inaugurato lo scorso 24 novembre.

    L’evento, chiamato “Welcome to the Roma sud”, fa parte di un progetto più ampio di riqualificazione di muri e pensiline dell’area tra via Corinto e via Licaonia, una zona piena di ragazzi, vista la presenza dell’università Roma Tre.

    Eppure, come dicevamo, l’opera non è piaciuta a tutti, ed in particolare alcuni residenti che hanno protestato anche con cartelli, definendola “un obbrobrio“. “Siamo stati attaccati duramente, anche se nel quartiere, proprio pochi giorni dopo, hanno realizzato altre opere di street art, ma in quel caso non ci sono state tutte queste critiche”, racconta a TPI Matteo Brogi, uno degli autori del murales.

    “Il progetto è nato da me ed Emanuele Olives: l’abbiamo proposto a diverse associazioni di quartiere ma le Shout Sisters sono state le uniche che hanno finanziato l’opera supportandoci con il loro entusiasmo. Questo muro era ormai molto degradato, pieno di scritte e graffiti, per cui abbiamo deciso di riqualificarlo. Abbiamo ottenuto sia l’approvazione del Municipio, sia quella del condominio dello stabile. A criticare maggiormente l’opera sono state alcune associazioni di quartiere, che avrebbero voluto essere maggiormente coinvolte anche nella scelta del bozzetto”, racconta Brogi.

    L’idea iniziale era quello di dipingere la prima parte del muro per poi successivamente far partire una campagna di crowdfunding per riqualificare tutto lo stabile. Ma viste le polemiche dopo la realizzazione della prima porzione di muro, la campagna per il momento è in standby.

    Il motivo di questi attacchi? In gran parte l’ostilità nei confronti del pub che ha finanziato l’iniziativa. “Il quartiere San Paolo è stato per molti anni abitato soprattutto da persone adulte, ma recentemente si è popolato di giovani, grazie alla presenza dell’università. Per cui sono nati dei luoghi di aggregazione come i pub. Gli abitanti della zona, per lo più anziani, non sono molto abituati a questo tipo di “movida“. Così alcuni membri di questi comitati, il giorno dell’inaugurazione, si sono presentati con cartelli, arrivando anche a minacciare la proprietaria del pub”, racconta l’artista.

    Foto di Valentino Bonacquisti – FotografiaErrante
    Foto di Valentino Bonacquisti – FotografiaErrante
    Foto di Valentino Bonacquisti – FotografiaErrante

    San Paolo è molto cambiata rispetto a un tempo e il nostro pub – spiega ai nostri microfoni Eleonora, la titolare – è visto come uno dei pochi centri di aggregazione. Questo ha fatto sì che il murales, invece di essere apprezzato perché riqualifica il quartiere, è finito al centro di numerose polemiche perché eravamo noi a sponsorizzarlo. Molti hanno criticato anche il tema del disegno, una giungla colorata: si tratta in realtà di un tema di pace, in un periodo in cui la cura dell’ambiente è un argomento così sentito”, aggiunge Eleonora.

    “Personalmente ho fatto muri in tanti posti, anche in zone più degradate rispetto a San Paolo, ma non mi era mai capitato di assistere a una reazione del genere. Tutto quest’odio non l’avevo mai visto, anzi spesso troviamo persone che ci vogliono offrire soldi o un caffè per dimostrare gratitudine”, sottolinea Brogi.

    “C’è chi l’ha definito un obbrobrio, chi addirittura un inno alla droga, perché le persone sarebbero andate davanti al muro per drogarsi, e altre cose del genere. C’è da dire però che ci sono state tante persone a cui invece è piaciuto molto e ci hanno sostenuto, soprattutto tra i giovani e gli anziani. Una signora del condominio, ad esempio, ci urlava dal quarto piano per chiederci se volevamo un po’ di pasta!”, racconta l’artista.

    Iniziative del genere, partite dal basso grazie al sostegno di tanti cittadini e associazioni, sono segnali importanti per ridare dignità a tanti angoli come quello di via Corinto, specie in una città come Roma. “Ovviamente quello che facciamo non basta per riqualificare le zone più periferiche della città. Il nostro intervento serve principalmente per portare colore in parti di Roma in cui non c’è sollievo. La street art, e i tour che spesso vengono organizzati, permettono di visitare quartieri che altrimenti nessuno frequenterebbe, sostenendo così l’economia locale. Di certo – conclude Matteo Brogi – riqualificare un muro degradato non cambia la vita dei residenti, che avrebbero bisogno di ben altri servizi, ma può aiutare a trovarsi più a proprio agio all’interno del quartiere”.

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