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    Croce Rossa, 65 dipendenti licenziati. La denuncia a TPI: “Ci incateniamo e ci diamo fuoco”

    Croce Rossa Credit: AFP

    Il deficit economico deriva dalla chiusura dei centri di accoglienza e dai mancati pagamenti da parte della PA

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 19 Lug. 2019 alle 18:29 Aggiornato il 19 Lug. 2019 alle 18:35

     

    Croce Rossa, al via 65 licenziamenti su Roma

    “Siamo disperati, siamo stati licenziati in tronco dopo tre mesi che non ci veniva pagato lo stipendio”. Questa la denuncia a TPI di Patrizia, una delle 65 persone licenziate dalla Croce Rossa di Roma. Dopo l’annuncio lanciato lo scorso maggio si è conclusa infatti la procedura per la quale 55 dipendenti addetti ai Centri di accoglienza per migranti e 10 organici della CRI perderanno il posto di lavoro.

    L’accordo con i sindacati è fallito e i dipendenti, per denunciare le ingiustizie, si  sono incatenati davanti alla Regione.

    “Licenziati quattro volte”

    Patrizia è affranta, non ce la fa più. Delusa da un’azienda che non solo non ha voluto stabilizzarla, ma l’ha proprio lasciata a casa, racconta i suoi trascorsi: “Io e il mio collega Luigi siamo già stati licenziati quattro volte dal 2004, è allucinante”.

    La Croce Rossa aveva avviato come previsto dalle norme di legge in materia un confronto con i Sindacati ma la trattativa non ha portato ad alcun accordo, nonostante la proposta dell’Associazione conciliativa di estendere il periodo di ripescaggio a 24 mesi contro i 6 previsti dalla normativa, una parziale riduzione degli esuberi e la formazione professionalizzante gratuita a tutto il personale in esubero.

    “La conclusione della procedura – ha scritto Croce Rossa di Roma – è una via obbligata per l’associazione e, di conseguenza, oltre ai ritardi nel pagamento degli stipendi si aggiunge anche la formale conclusione del rapporto lavorativo”.

    “Ci diamo fuoco se non otteniamo giustizia”

    I lavoratori, non riuscendo ad ottenere niente attraverso  la trattativa, sono passati alle azioni di protesta. In piazza Oderico da Pordenone, davanti la sede della Giunta della Regione Lazio, Patrizia e Luigi il 17 luglio si sono incatenati minacciando di darsi fuoco.

    I due operatori della Croce Rossa, tra quei 65 che da poco hanno perso il lavoro, si sono liberati nel corso della mattinata dopo la promessa di un colloquio con l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Colombo.

    “Mercoledì siamo stati denunciati per oltraggio a pubblico ufficiale, ma abbiamo intenzione di incatenarci di nuovo e andremo sotto la Regione muniti di benzina per darci fuoco. Non possono buttarci via così, non è giusto”, denuncia l’operatrice sanitaria.

    Croce Rossa licenziamenti, “Potrebbero esserci delle conseguenze sul servizio”

    Uno dei nodi del problema è la ristrutturazione del sistema di accoglienza “che ha portato per l’associazione, in definitiva, al termine di decine di rapporti lavorativi a tempo determinato e a collaborazione e, ora, al licenziamento di 65 persone a tempo indeterminato. Un capitale umano fatto di persone con professionalità specifiche che perde tanto l’Associazione, quanto tutta la comunità. Chi opera nel sociale non è mai stato così penalizzato”, si legge in una nota della Croce Rossa.

    Ma per i lavoratori non è esattamente così: “Il servizio non sarà più lo stesso con 65 persone in meno. Quello che cercheranno di fare è puntare sui volontari, mentre tagliano sui lavoratori”, spiega Patrizia con la voce spezzata dalla rabbia.

    Croce Rossa, 200 dipendenti senza stipendio da tre mesi. La denuncia a TPI: “Siamo disperati”
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