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    Don Ciro Miele: “La preghiera in diretta tv di D’Urso e Salvini è peggio della pornografia, quei due non stanno bene”

    "Se i nostri fedeli pensano che pregare sia solo dire una preghiera, si sbagliano. Gesù suggerisce che bisogna entrare in camera e chiudere la porta. La preghiera è una cosa inerente la propria intimità": il parroco, giornalista e docente di Teologia dogmatica commenta a TPI la scena dell'Eterno Riposo recitata a Live Non è la d'Urso domenica 29 marzo

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 30 Mar. 2020 alle 20:03 Aggiornato il 31 Mar. 2020 alle 00:48

    Preghiera di Salvini in diretta, Don Ciro Miele: “Pornografia”

    “L’Eterno Riposo” recitato da Barbara d’Urso e Salvini in diretta tv domenica 29 marzo ha suscitato polemiche e imbarazzo tra fedeli e non credenti. Per Don Ciro Miele, prete di Casalvecchio di Puglia, giornalista, discepolo di Ton Tonino Bello e docente di Teologia dogmatica, quel tipo di ostentazione equivale alla pornografia. “Quei due non stanno bene”, ha scritto il parroco sui social in un commento diventato virale. E a TPI ha ribadito: “Non stanno bene: se i nostri fedeli pensano che pregare sia solo dire una preghiera, si sbagliano. Gesù suggerisce che bisogna entrare in camera e chiudere la porta. La preghiera è una cosa inerente la propria intimità, non sono parole, non è solo una formula, è un momento di sintonia con l’assoluto, un linguaggio fatto di silenzi”.

    A questo proposito, il prete non ha potuto non ricordare la benedizione Urbi et Orbi pronunciata da Papa Francesco a San Pietro venerdì 27 marzo, di tutt’altra natura. “La benedizione del Papa a San Pietro ha rappresentato tutto un altro momento, di grande intimità, dove ha prevalso il silenzio: quelle immagini parlano da sole. Quella è la preghiera con la P maiuscola, dove non c’è spettacolarizzazione, anche se qualcuno ha inteso che ci fosse: non era spettacolo, ha prevalso l’intimità, abbiamo sentito di toccare il vertice dell’intimità con Dio. In più le parole di Francesco sono state belle come non mai”, osserva il parroco.

    Per Don Ciro Miele, che durante la quarantena ha cercato di ridurre al minimo le messe celebrate “in streaming”, perché crede nell’importanza di condividere la liturgia con persone in carne ed ossa, il modo di fare di Salvini e D’Urso è stato a dir poco inopportuno, “una vergogna”. “Ostentare una preghiera in quel modo è desolante, è quasi pornografia, peggio che far vedere a un ragazzo un film porno”, afferma. Ma per lui non c’è nulla di cui stupirsi: “Conosciamo questo soggetto, li conosciamo, sappiamo dove vogliono andare a parare”, dice. “Hanno fatto presa su un cattolicesimo integralista che definisce il Papa un eretico. Salvini pesca nel torbido di questo cattolicesimo che nulla a che fare con il Vangelo, il cattolicesimo dei simboli religiosi, del vangelo ostentato senza che sia stato letto, della Madonna di Medugorje”. “Non si può imbrogliare Dio con una preghiera, se non si dimostra di essere figli suoi dandosi da fare per le persone”, sottolinea ancora Don Ciro.

    E fa notare che nelle chiese di oggi ci sono preti e fedeli che approvano questi gesti, “figli di un cristianesimo ridicolo, che non è maturo, e crede che la morale sia solo quella sessuale, poi se la gente muore di fame o nel Mediterraneo non gliene frega niente”, dice ricordando i “Family Day” promossi dal leader della Lega e i decreti in materia d’immigrazione varati da Salvini quando era ministro dell’Interno. “Da un lato pregano la Madonna, dall’altra vorrebbero vedere morti bambini e adulti nel Mediterraneo, ma questo è un peccato mortale. Ed è questa è la cosa che li smaschera”, osserva. “Quanto accaduto ci può meravigliare fino a un certo punto, c’era da aspettarselo. E possiamo aspettarci anche cose peggiori di una preghiera in diretta tv, alzeranno il tiro sempre più a seconda della temperatura che registrano. Ma non dobbiamo lasciare la fede in mano a Salvini e a chi è d’accordo con lui, e crede che abbia fatto una cosa bella”, conclude Don Miele.

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