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    Quanto sopravvive il coronavirus Sars-Cov-2?

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 22 Mar. 2020 alle 15:28

    Quattro domande e quattro risposte sulla resistenza del Coronavirus pubblicate dal New England Journal of Medicine, una rivista scientifica molto conosciuta.

    1. Quanto sappiamo della sopravvivenza del coronavirus fuori dal corpo?

    I virus hanno bisogno di abitare un organismo per sopravvivere e moltiplicarsi. Fuori dal corpo umano il Coronavirus è destinato a morire. Ma quanto tempo fosse necessario a debellarlo fino a ieri era ignoto. Si sono fatte stime basate su altri virus, alcune eccessive (si è detto che potesse resistere 9 giorni). Ora è stato condotto il primo esperimento proprio con l’attuale Coronavirus.

    2. Quali sono i risultati?

    Il virus sopravvive nelle goccioline nell’aria fino a tre ore. Sulle superfici la sua durata dipende molto dal materiale. L’esperimento americano ne ha presi in considerazione quattro: il rame (durata massima di 4 ore), il cartone (durata massima 1 giorno), plastica e acciaio inossidabile (durata massima 3 giorni).

    Non è chiaro perché il virus trovi una superficie più ostile di un’altra e gli esperimenti sono stati condotti a temperatura e umidità ambiente. Se il clima è freddo e secco, la sopravvivenza tende ad aumentare. Il sole diretto riduce invece la contaminazione di un oggetto. Il tempo in cui la quantità di virus crolla comunque è molto rapida: su tutte le superfici si dimezza in poche ore. La diminuzione più rapida avviene nell’aria, dove la quantità di particelle si dimezza in circa un’ora.

    3. Cosa fare praticamente?

    Il dato che più richiama alla cautela è quello dell’aria, dove si pensava che il virus si dileguasse in tempi più rapidi (qualche minuto). I dati del New England Journal of Medicine sono stati registrati in laboratorio, in condizioni “artificiali” ed è difficile tradurli in consigli dettagliati in termini di metri o di minuti, per le stanze o gli ascensori di ciascuno di noi.

    4. E gli oggetti che tocchiamo?

    Toccare una superficie contaminata e poi portare le mani al viso è una possibile via di contagio. “Ma la consideriamo meno frequente”, conferma Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. Il fatto che il virus sopravviva su un oggetto fino a tre giorni, poi, non vuol dire che l’oggetto sia contagioso per tre giorni. Alla fine, la quantità di virus che resta è fra mille e diecimila volte inferiore a quella iniziale: insufficiente per infettare.

    Per sapere dopo quanto tempo un oggetto smette di essere contagioso dovremmo conoscere la quantità di virus che vi era stata depositata all’inizio e la quantità di virus necessaria a far ammalare un individuo: variabili che restano ignote. “Questo virus ha pochissimi mesi di vita, molti dati semplicemente non li abbiamo mai misurati» fa notare Maga. «Il consiglio per evitare la contaminazione dagli oggetti – conferma Patrizia Laurenti, professoressa di Igiene all’università Cattolica di Roma e al Policlinico Gemelli – resta quello di lavarsi le mani”.

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