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    Coronavirus, uno studio sierologico rivela: “Un milanese su 20 positivo prima dell’inizio dell’epidemia”

    Credit: Ansa

    La ricerca è stata effettuata dal Policlinico di Milano su un campione di 800 donatori di sangue

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 20 Mag. 2020 alle 18:59 Aggiornato il 20 Mag. 2020 alle 19:10

    Coronavirus: a Milano 1 persona su 20 positiva prima di febbraio

    A Milano 1 persona su 20 era positiva al Coronavirus ben prima del 21 febbraio quando a Codogno è stato individuato il cosiddetto “paziente 1”. Lo rivela uno studio effettuato dal Policlinico di Milano sui donatori di sangue e pubblicato in anteprima su medRxiv. Secondo la ricerca, infatti, almeno un milanese su 20 infatti reca nel suo sangue una quantità di anticorpi che dimostrano che è stato in contatto con l’agente patogeno. Per effettuare lo studio, i ricercatori hanno selezionato un campione casuale di 800 donatori di sangue sani, che frequentano abitualmente l’ospedale meneghino. In particolare, sono stati analizzati i donatori che si sono presentati tra il 24 febbraio e l’8 aprile 2020, sostanzialmente da quando l’epidemia ha fatto il suo esordio ufficiale in Italia al periodo di lockdown imposto proprio per contenere il virus.

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    A ciascun donatore è stato fatto, insieme alle analisi di routine, anche un test sierologico per cercare eventuali anticorpi contro il Coronavirus. Secondo lo studio, all’inizio dell’epidemia la sieroprevalenza al Covid-19 era del 4,6 per cento, vale a dire che 1 persona su 20 era già venuta a contatto con il virus prima questo facesse il suo “esordio ufficiale” in Italia, sviluppando anche gli anticorpi alla malattia. Si tratta di una scoperta importante perché di fatto è la prima che conferma a livello scientifico che nell’area metropolitana di Milano era presente un numero sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamati.

    Progettata e coordinata dai dottori Daniele Prati e Luca Valenti del Dipartimento di Medicina Trasfusionale ed Ematologia del Policlinico di Milano insieme a Gianguglielmo Zehender dell’Università degli Studi di Milano e in collaborazione con diversi ricercatori provenienti anche dall’Ospedale Luigi Sacco di Milano e dall’Istituto Europeo di Oncologia, la ricerca è stata possibile, come dichiarato da Luca Valenti, “grazie anche ai campioni di sangue archiviati nella Biobanca del Policlinico”. I ricercatori, inoltre, hanno notato che “durante le fasi dello studio, caratterizzate dalle misure di distanziamento sociale, c’è stato un aumento progressivo di questa sieroprevalenza fino al 7,1%”, con limiti di confidenza che arrivano al 10,8%. Questo aumento si è riscontrato soprattutto nelle IgG, ovvero nelle infezioni meno recenti e quindi con una immunità già sviluppata, piuttosto che con le IgM. Inoltre, questo progressivo aumento della percentuale dei soggetti esposti si è riscontrato soprattutto nei più giovani, mentre le infezioni più recenti (segnalate dall’aumento delle IgM) erano associate soprattutto ai donatori più anziani”. Secondo il dottor Daniele Prati, direttore del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano, questo è il primo studio sierologico su persone asintomatiche “che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall’immunità di gregge”.

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