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    Coronavirus, uno studio italiano rivela: “Meno morti per Covid con più vaccini anti-influenzali”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 28 Set. 2020 alle 12:09

    Coronavirus: meno morti con più vaccini anti-influenza

    Meno morti per Coronavirus con più vaccini contro l’influenza stagionale: è quanto sostiene uno studio effettuato dai ricercatori del Centro Cardiologico Monzino. I dati, pubblicati sulla rivista Vaccines, supportano dunque la tesi secondo cui la vaccinazione anti-influenzale può aiutare a prevenire la diffusione del Coronavirus. La ricerca, infatti, dimostra che, durante il lockdown, le regioni italiane con un più alto tasso di copertura della vaccinazione contro l’influenza nella popolazione over 65 mostravano un minor numero di contagi, un minor numero di pazienti ricoverati con sintomi, così come un minor numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva e di decessi per Covid-19.

    “Abbiamo stimato – afferma in una nota Mauro Amato, ricercatore del Monzino e primo autore dell’articolo – che un aumento dell’1% della copertura vaccinale negli over 65, che equivale a circa 140.000 dosi a livello nazionale, avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512 ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per Covid. Sarebbe pertanto importante incentivare il più possibile qualsiasi attività che possa portare ad un aumento della copertura vaccinale soprattutto fra gli ultra 65enni”.

    Damiano Baldassare, coordinatore dello studio e responsabile dell’Unità per lo Studio della morfologia e della funzione arteriosa del Monzino nonché professore associato del Dipartimento di Biotecnologia Medica e Medicina Traslazionale dell’Università di Milano, ha dichiarato invece che: “Il mondo della cardiologia è stato, come gli altri, devastato dall’ondata di Covid-19 e la mancanza di vaccini e farmaci in grado di arginarla ci ha spinto a cercare delle alternative per rispondere all’attacco della pandemia. In vista di una imminente seconda ondata virale ci siamo concentrati sull’ipotesi, avanzata da diversi scienziati, circa il ruolo del vaccino anti-influenzale nel ridurre la diffusione di Covid-19”.

    Nello studio si legge che “Il virus dell’influenza e il Sars-CoV-2 hanno vie di trasmissione simili e alcuni sintomi in comune, ma sono molto differenti in termini di gravità e mortalità in caso di infezione, e in termini di gruppi di età colpiti. L’influenza contagia soprattutto bambini e adolescenti, mentre il Covid-19 colpisce prevalentemente i soggetti più anziani. Una possibile spiegazione potrebbe essere che i più giovani hanno un sistema immunitario più reattivo e rafforzato dall’esposizione agli agenti virali o agli antigeni contenuti in molti vaccini pediatrici (anti morbillo, varicella, scarlattina, rosolia, epatite B, papilloma virus). I vaccini possono innescare meccanismi positivi di risposta immunitaria “non -specifica”, migliorando la capacità di reazione del sistema immunitario nel suo insieme”.

    “Nel nostro studio – spiega Amato – abbiamo confrontato, regione per regione, i tassi di copertura vaccinale negli over 65 con il numero di contagi e altri 3 indici di severità clinica della malattia: il numero di ospedalizzazioni per Covid-19, il numero di soggetti ricoverati in terapia intensiva e il numero di soggetti deceduti per l’infezione. Tutte le analisi hanno confermato che i tassi di diffusione e la gravità del virus Sars-CoV-2 sono inversamente proporzionali al tasso di vaccinazione antiinfluenzale: meno vaccini, più Covid-19”.

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