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    Coronavirus, la fake news sul Forlanini consegnato alle Ong

    Nelle ultime ore è circolata la notizia secondo cui si vorrebbe trasformare l'ospedale dismesso in una Cittadella delle organizzazioni internazionali. Dalla regione Lazio arriva la smentita

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 16 Mar. 2020 alle 20:26

    Coronavirus, la fake news sul Forlanini consegnato alle Ong

    Chiuso cinque anni fa, l’ospedale Forlanini potrebbe essere un’ancora di salvezza qualora nelle prossime settimane l’epidemia di Coronavirus che sta colpendo l’Italia dovesse dilagare anche a Roma. Eppure per riattivare una struttura del genere ci vorrebbe molto tempo, per cui nelle ultime ore è circolata sulla stampa l’ipotesi che il nosocomio possa essere trasformato in una “Cittadella delle Organizzazioni Internazionali”, un quartier generale di agenzie delle Nazioni Unite come il World Food Program e l’Ifad, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo.

     

     

    A smentire la notizia è stata la pagina Facebook Salute Lazio, il canale social dell’assessorato regionale alla Sanità. “In queste ore circola una fake news sulla possibilità di riaprire il Forlanini. Bisogna fare chiarezza, perché è una campagna di speculazione sulla pelle delle persone, soprattutto in questa fase di emergenza. La verità: il Forlanini era deserto già negli anni ’90 e da allora è senza alcuna forma di manutenzione. Siamo nel 2020, stiamo parlando di una struttura degradata, fatiscente, che in molte aree sta cadendo a pezzi. Creare un reparto attrezzato in pochi giorni, per curare malati gravi, in una struttura che cade a pezzi e da ristrutturare da cima a fondo è da folli.

    Su Roma, infatti, si è costruita in poche settimane una rete di 1.000 posti letto dedicati al COVID-19 tra i 550 dei quattro COVID HOSPITAL 1-Spallanzani 257, COVID-2 Columbus 133 posti. In attivazione un COVID-3 HOSPITAL con 80 posti e COVID-4 HOSPITAL PTV con altri 80 posti, cui si aggiungono la rete delle malattie infettive e della pneumologia (400 posti). Questi centri dispongono infatti di spazi adeguati e attrezzature di base pronte all’uso, senza l’esigenza di grandi opere infrastrutturali. Con i posti nelle province arriviamo ad una rete complessiva di circa 1.500 posti a disposizione dell’emergenza in tutta la Regione Lazio.

    Noi abbiamo il dovere di aprire nuovi reparti in tempi brevissimi, come stiamo facendo, ma in strutture sanitarie che garantiscano igiene, efficacia e funzionalità perché si parla della vita di esseri umani. Le persone hanno bisogno di soluzioni concrete in 7 giorni, non di cose che si possono realizzare in 7 anni. Chi porta avanti questa campagna, quindi, ha una grave responsabilità, suscita attese e speranze, produce frustrazione quando avremmo tutti bisogno di speranza. Per fortuna migliaia di operatori della sanità in queste settimane in silenzio e senza sosta e chiacchiere stanno lavorando per sconfiggere il virus e aprire, nuovi reparti, moderni e in piena sicurezza. Pensiamo a curare le persone”, si legge nel post.

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