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    Controlli dei Nas in tutta Italia, 281 sanitari lavoravano senza vaccino. Sospesi

    Credit: Ansa photo
    Di Maria Elena Marsico
    Pubblicato il 3 Dic. 2021 alle 12:58

    Sono 281 i sanitari scoperti dai carabinieri del Nas che continuavano a svolgere la loro professione nonostante non fossero vaccinati o fossero già stati sospesi. Di questi, 126 non avevano rispettato l’obbligo vaccinale e gli ordini professionali erano già intervenuti con la sospensione.
    I controlli, effettuati in tutta Italia, avevano l’obiettivo di individuare chi violava la normativa. Il Consiglio dei ministri ad aprile ha, infatti, stabilito che il personale sanitario ha l’obbligo di vaccinarsi. Chi si oppone non può lavorare a stretto contatto con il pubblico. Ma se la propria professione non lo permette allora scatta la sospensione dal servizio e dalla retribuzione.

    Dall’Alto Adige alla Sicilia, le verifiche hanno interessato oltre 1600 strutture pubbliche e private e oltre 4900 posizioni tra medici, odontoiatri, farmacisti, veterinari, infermieri e fisioterapisti. Il personale sanitario già sospeso è stato denunciato per esercizio abusivo della professione. Tra questi, otto i medici di famiglia e pediatri no vax scoperti tra Abruzzo, Sardegna, Campania e Lazio. Tra Roma, Latina e Civita Castella sono oltre 15 i camici bianchi e i farmacisti segnalati dai carabinieri.
    Il blitz del Nas ha, poi, interessato anche i dipendenti delle Asl per non aver preso provvedimenti amministrativi e disciplinari nei confronti del personale non vaccinato. I controlli in questo caso sono avvenuti in Calabria, Sicilia, in provincia di Bolzano e in Molise.

    Nella relazione illustrativa al Decreto legge in cui sono indicate le sentenze a sostegno dell’obbligo vaccinale per alcune categorie, tra cui i sanitari, si legge che questa scelta “consente di salvaguardare l’operatore rispetto al rischio infettivo professionale, contribuisce a proteggere i pazienti dal contagio in ambiente assistenziale e serve a difendere l’operatività dei servizi sanitari, garantendo la qualità delle prestazione erogate, e contribuisce a perseguire gli obiettivi di sanità pubblica”.

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