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    Virologi sempre in tv? Ecco la classifica degli scienziati più autorevoli

    L'invasione mediatica di virologi, infettivologi, immunologi ed epidemiologi invitati sempre più spesso in trasmissione e intervistati ormai quotidianamente ha finito per insinuare il dubbio tra il pubblico che tutti questi impegni possano inficiare l'attività accademica e scientifica degli esperti

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 10 Apr. 2021 alle 11:52 Aggiornato il 10 Apr. 2021 alle 11:54

    Covid, la classifica di virologi e scienziati più autorevoli ospitati in tv

    Non sempre la visibilità mediatica è indice di riconosciuta affidabilità: questo vale tanto per chi è impegnato in politica quanto per gli scienziati, sempre più presenti in televisione, per radio e online dallo scoppio della pandemia di Covid-19.

    L’invasione mediatica di virologi, infettivologi, immunologi ed epidemiologi invitati sempre più spesso in trasmissione e intervistati ormai quotidianamente ha finito per insinuare il dubbio tra il pubblico che tutti questi impegni possano inficiare l’attività accademica e scientifica degli esperti.

    Come fa notare il Giornale, molti degli scienziati spesso ospiti in televisione o su altri mezzi di informazione forse non sono tra i migliori, almeno secondo un indice che calcola la produttività degli scienziati e l’impatto della loro ricerca in base alle pubblicazioni internazionali e alle citazioni raccolte dai loro studi.

    Parliamo del cosiddetto H-Index, calcolato attraverso la piattaforma Scopus, aperta ormai 17 anni fa dalla casa editrice scientifica statunitense Elsevier, sulla base di un archivio di pubblicazioni risalente fino al 1956. Stando al dato – sempre in evoluzione – rilevato dal quotidiano milanese, non tutti gli esperti invitati in trasmissione sarebbero tra i migliori al mondo, almeno in base a questo indice.

    Il punteggio più alto in questa particolare classifica è riservato al professor Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano con un indice pari a 172, seguito a distanza dal presidente del Consiglio superiore di sanità del Ministero della Salute e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, con 103.

    A metà classifica, tra i più famosi scienziati spesso invitati in tv risulterebbe invece Andrea Crisanti, virologo dell’università di Padova, con un indice pari a 60, seguito da Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova con 57 e dal professor Massimo Galli dell’Ospedale Sacco di Milano, con un risultato di 56.

    Decisamente più in basso troviamo Roberto Burioni, con un indice pari a 27, seguito dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro (24) e da Fabrizio Pregliasco (16). In fondo all’elenco del Giornale, Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, con un risultato pari a 7.

    Cos’è lo H-Index

    Lo H-Index è stato sviluppato da J.E. Hirsch e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America nel novembre del 2005 con l’obiettivo di riflettere la prolificità degli autori in base alle loro pubblicazioni e ai record di citazioni. Si tratta di un indicatore che tenta di misurare sia la produttività che l’impatto del lavoro pubblicato da uno scienziato o da uno studioso.

    L’indice si basa su un elenco di pubblicazioni classificate in ordine cronologico decrescente. È una metrica utile perché sconta il peso sproporzionato di documenti molto citati e ricerche che non sono state ancora citate. Va sottolineato che non si tratta di un valore statico ma di un indicatore che viene calcolato in tempo reale su una serie di risultati emersi da ogni singola ricerca (ogni giorno vengono pubblicati e citati nuovi studi).

    Questo indice è disponibile sia sulla piattaforma Scopus della casa editrice Elsevier che sul portale Web of Science (WoS), altro importante strumento di raccolta di pubblicazioni scientifiche. Secondo uno studio comparativo del 2006, i due archivi si integrano a vicenda, vista la differente copertura temporale di entrambi i servizi. Quella di WoS è più estesa perché include pubblicazioni scientifiche a partire dal 1945, mentre il database online di Scopus è disponibile solo dall’anno 1956.

    Ad ogni modo risulta evidente che nessun singolo indicatore possa essere esaustivo dell’affidabilità e dell’impatto del lavoro di uno scienziato. Secondo la fondazione Thomson Reuters, “nessuna metrica può cogliere appieno i complessi contributi che gli studiosi danno alle proprie discipline, per cui varie forme di risultati accademici dovrebbero essere prese in considerazione”.

    Leggi anche: La classifica dei virologi più coerenti secondo Reputation Science

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