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    “Chiedo di essere fucilato, non voglio più morire tutti i giorni”: la lettera dell’ex boss al 41 bis a Mattarella

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 7 Lug. 2020 alle 19:12

    “Illustrissimo Presidente chiedo di essere fucilato nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita perché, dopo 24 anni, non voglio più morire tutti i giorni, voglio morire una sola volta”. Questa la richiesta dell’ex boss catanese Salvatore Cappello, condannato all’ergastolo da 23 anni, a Sergio Mattarella. Cappello, che sta scontando il suo “fine pena mai” in regime di 41 bis, ha scritto una lunga missiva al Capo dello Stato divulgata dal suo avvocato Giampiera Nocera tramite l’associazione Yairaiha Onlus, che da anni si batte contro l’ergastolo ostativo.

    L’ergastolano fa appello a Mattarella per essere, in sostanza, “graziato” attraverso la morte. “Quando guardo gli occhi dei miei figli, dei miei cari, di mia moglie penso che la condanna a morte è anche per loro”. “E non voglio – prosegue – che muoiano tutte le volte lo rinnovano (l’ergastolo, ndr) con scuse banali e senza fondamento, per questo chiedo di morire”. L’ex boss non intende ricorrere al suicidio, perché “l’ho visto fare tante di quelle volte che non voglio pensarci”. “Siete voi – sostiene Cappello – che dovete eseguire la sentenza perciò chiedo che venga eseguita tramite fucilazione nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita, perché non basta che tu stia scontando l’ergastolo, non basta che lo sconti pure con la tortura del 41 bis, c’è anche la cattiveria”. “Che so… sei un 41 bis? – spiega il detenuto – Non puoi farti nemmeno un uovo fritto. È questa la lotta alla mafia? Tu hai preso 30 anni (senza uccidere nessuno) per estorsione ed associazione? Con l’art. 4 bis li sconti tutti senza benefici; ma se tu hai ucciso un bambino, lo hai violentato, sconti 20 anni e niente 41 bis, niente restrizioni. Questo è lo Stato italiano! Che so, rubi un tonno per fame? Sconti dai 3 ai 5 anni; poi c’è chi ruba milioni di euro, quelli vanno a Rebibbia in attesa dei domiciliari! E sono peggio dei mafiosi perché loro hanno giurato fedeltà allo Stato”.

    Cappello sostiene di non essere un santo, ma che da dieci anni “ha dato un taglio a tutto” per amore della sua famiglia e dei suoi figli. “Ciò non è servito a niente perché le procure non vogliono che tu dia un taglio al passato, o ti penti o sei sempre un mafioso da sfruttare tutte le volte che fanno un blitz. Non vogliono nemmeno che i tuoi figli lavorano perché vogliono che seguono le ‘orme del padre’, se trovano lavoro vanno dal datore di lavoro e gli dicono che stanno facendo lavorare il figlio di un mafioso. Se non lavorano dicono che non lavorano”. “Se chiedo la fucilazione – spiega infine – lo faccio anche per loro, per non dargli più problemi. Sa cosa vuol dire ricevere un telex che dice che tua figlia è ricoverata in fin di vita, vedi se puoi telefonare? No al 41 bis non posso chiamare; ho un solo colloquio al mese o una telefonata. Signor Presidente, sono 23 anni che non ho una carezza dei miei genitori, che non abbraccio i miei figli, che non tocco la mano di mia moglie, perciò mi chiedo ‘è questa la vita che devo fare fino alla morte’? E allora facciamola finita subito, fucilatemi.”. Cappello in conclusione aggiunge anche un post scriptum: “P.S. Non restituite il corpo alla mia famiglia, sarebbero per loro altri problemi. Grazie”.

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