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    Chi torna in smart working nelle aziende pubbliche e private

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Gen. 2022 alle 14:06

    Per alcuni si tratta di un ritorno, per altri è ormai un’abitudine: lo smart working (o lavoro agile) fa parte della nostra vita e con l’incredibile salita dei contagi delle ultime settimane, la strada sembra segnata. Per il settore privato, in queste ore si ipotizza una quota prestabilita massima di “lavoro da casa”, fino alla metà di febbraio. Ridurre di un terzo le presenze, l’effetto sarebbe imponente anche per quel che riguarda i mezzi pubblici, che sarebbe decongestionati. Non un dettaglio. Ma anche nel pubblico le cose si muovono.

    Secondo Repubblica, Palazzo Chigi sta pensando a provvedimenti che incoraggino il ricorso allo smart working finché durerà l’emergenza. Il governo adotterà delle misure nel Consiglio dei ministri di domani 5 gennaio: i rumors parlano di raccomandazioni e indicazioni a favore del lavoro agile, ma solo per il settore privato.

    Molte sono le aziende che hanno chiesto ai dipendenti di non tornare in ufficio dopo la pausa natalizia: “Io l’ho comunicato prima di Natale – dice a Repubblica romano Federico Capeci, amministratore delegato della sede italiana di Kantar, multinazionale della consulenza perché così, se qualcuno fosse tornato dai genitori o si fosse trasferito nella seconda casa avrebbe avuto tutto tempo di organizzarsi. L’ufficio rimane aperto: meglio un ambiente sanificato che lavorare in un bar o in un posto qualsiasi, ma la forte raccomandazione è lavorare da casa”.

    Nella pubblica amministrazione le cose si muovono in ordine sparso: alcune sigle, come la Fp Cgil e la Uilpa, si sono rivolte alle singole amministrazioni, mentre altre, come Confintesa, Confsal, Covirp, Flepar e Flp hanno inviato appelli al ministro della Pa Renato Brunetta e al premier Mario Draghi.

    Il Consiglio di Stato in una direttiva del Segretario generale ha confermato le regole emergenziali fino al 31 marzo prossimo. Si tratta di un lavoro agile per tre giorni alla settimana, con l’eccezione dei «lavoratori fragili» che possono superare questo limite su indicazione del medico.

    Al ministero dell’Economia, quasi 10mila dipendenti, è stato alzato da 6 a 8 il limite delle giornate in lavoro agile al mese, con la possibilità di arrivare a 10 per alcune categorie di lavoratori. L’agenzia delle Entrate ha firmato da tempo un accordo con i sindacati per l’uso più ampio possibile del lavoro a distanza, considerato modalità «ordinaria» per i lavoratori fragili. Al Comune di Roma il lavoro agile è stato mantenuto per il back office oltre che per i fragili, e da Nord a Sud Comuni grandi e piccoli tornano a spingere su questo tasto.

    La richiesta del ritorno al lavoro agile è stata messa sul tappeto dai sindacati già da alcuni giorni, insieme alla crescita dei contagi. Anche perché ora ci sono regole condivise che potrebbero essere applicate. “Si tratta ovviamente di una soluzione temporanea, già sperimentata con successo e riproponibile oggi con i necessari miglioramenti – afferma il segretario della Uil Pubblica Amministrazione, Sandro Colombi – A differenza del passato (marzo 2020) oggi le amministrazioni hanno a disposizione strumenti normativi e contrattuali molto più efficaci per gestire con flessibilità e intelligenza l’organizzazione del lavoro da remoto”. La richiesta è rivolta alle diverse amministrazioni: prendano presto provvedimenti in questo senso.

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