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    Chi sono i pescatori italiani liberati oggi in Libia

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 17 Dic. 2020 alle 12:49 Aggiornato il 17 Dic. 2020 alle 17:07

    Chi sono i pescatori italiani sequestrati in Libia

    Nella mattinata di giovedì 17 dicembre il premier Giuseppe Conte è partito alla volta della Libia insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per liberare i 18 pescatori italiani di Mazara del Vallo sequestrati dalle forze di Haftar lo scorso primo settembre. Poche ore dopo l’arrivo a Bengasi il premier e il ministro hanno fatto sapere che “i pescatori sono stati liberati”. “Buon rientro a casa”, ha scritto Conte su Facebook.

    I marittimi che vivevano imprigionati da 108 giorni in una caserma di Bengasi, controllata dal generale Haftar, potranno finalmente riabbracciare i propri parenti, con cui nell’arco della prigionia hanno avuto la possibilità di parlare brevemente solo due volte.

    Chi sono i pescatori liberati in Libia

    Le autorità italiane e libiche hanno diffuso solo notizie generiche su chi sono i 18 pescatori liberati oggi in Libia, ma sappiamo che si trovavano a bordo dei due pescherecci “Medina” e Antartide” partiti da Mazara del Vallo, nella Sicilia occidentale, quando sono stati fermati dalle autorità libiche a una quarantina di miglia dalle coste del Paese il primo settembre scorso con l’accusa di aver violato le acque che Tripoli ritiene di propria competenza. Chi sono dunque i 18 pescatori liberati? Otto dei marittimi sono italiani e sei tunisini. Due sono indonesiani e due senegalesi. Tra gli italiani, Pietro Marrone, comandante del “Medinea”.

    Insieme ai pescatori degli equipaggi dei due motopesca, anche il comandante dell’‘Anna Madre’ di Mazara del Vallo, Giacomo Giacalone, e il primo ufficiale del ‘Natalino’ di Pozzallo: questi due pescherecci la sera dell’accerchiamento si trovavano con il Medinea e l’Antartide ed erano riusciti ad invertire la rotta, ma senza i due uomini.

    Pescatori liberati in Libia: cosa era successo finora

    Prima della missione di Conte si era parlato di due ipotesi sul destino dei pescatori: la prima era quella di un percorso giudiziario, con un’udienza che in un primo momento era stata fissata al 20 ottobre e poi era slittata. Davanti al Tribunale di Bengasi i marittimi dell’”Antartide” e del “Medina” avrebbero dovuto rispondere di pesca illegale nelle acque nazionali libiche.

    Nei giorni precedenti alla notizia di una possibile udienza erano comparse su alcune testate online libiche foto di panetti di droga rinvenuti sui pescherecci italiani. Accusa definita inventata dagli armatori e dai familiari dei marittimi. Infatti non figurava tra le accuse quella relativa al sospetto traffico di sostanze stupefacenti.

    L’ipotesi del ricatto di Haftar

    In questi tre mesi le autorità libiche hanno dato notizie generiche sulla situazione dei pescatori e dal governo italiano non sono arrivate maggiori informazioni, solo rassicurazioni sul fatto che le autorità stessero lavorando a una soluzione. Intanto si rincorrevano voci sulla possibilità che Haftar avesse intenzione di barattare la liberazione dei pescatori con la scarcerazione di quattro scafisti libici che erano stati condannati a 30 anni di carcere in Italia per la morte di 49 migranti e che attualmente sono detenuti nel nostro Paese. Il ministro per i rapporti con il parlamento durante un’interrogazione parlamentare aveva però assicurato che le richieste di Haftar per organizzare uno scambio di prigionieri non erano state formalizzate né tantomeno confermate.

    Pescatori liberati in Libia: cosa è successo oggi

    Questa mattina al termine di un lungo confronto con i Servizi il premier Giuseppe Conte è partito alla volta della Libia insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per liberare i 18 pescatori. Poche ore dopo è arrivato l’annuncio: i pescatori sono stati liberati. Nei giorni scorsi a Mazara del Vallo le famiglie dei marittimo avevano organizzato un sit in per chiedere una volta per tutte la loro scarcerazione.

    “Finalmente potremo riabbracciarli – ha detto Giusy Asaro, famigliare di uno dei pescatori – adesso aspettiamo di sentirli presto, ancora non ci hanno chiamato ma presto”. “La notizia ci riempie di emozione. Siamo con le lacrime agli occhi, tutti i familiari. Oggi Mazara del Vallo va in festa”, ha dichiarato a TPI Marco Marrone, l’armatore di uno dei due battelli fermi in Libia dal primo settembre. “Ho appena ricevuto un messaggio vocale di mio padre che mi dice ‘Siamo Liberi”. Aggiunge una ragazza tunisina, figlia di uno pescatori dei due motopesca. I familiari si sono radunati davanti al municipio mazarese con il sindaco Salvatore Quinci.

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