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    “Sognava di diventare come Totti”: chi era Willy, il 21enne ucciso dal branco a Colleferro

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 7 Set. 2020 alle 12:23

    “Quando è squillato il telefono ho pensato che Willy avesse avuto un incidente con la macchina. I carabinieri ci hanno detto di andare in caserma perché era successo qualcosa a mio figlio”. A parlare è Lucia, la madre di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ferocemente ucciso dal branco nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro. Willy lavorava come aiuto cuoco all’Hotel degli Amici di Artena. Sabato sera intorno a mezzanotte e trenta Willy aveva salutato come al solito Mustafà, il portiere di notte, era andato a casa a cambiarsi d’abiti, aveva salutato la mamma ed era passato a prendere i suoi tre amici per fare serata nei locali della movida di Colleferro, a due passi da largo Oberdan dove è stato ucciso, massacrato di botte per avere difeso un ex compagno di scuola durante una lite.

    “Quando siamo andati in caserma, i carabinieri ci hanno portato in ospedale dove ci hanno dato la terribile notizia. Ci hanno portato da lui. Era steso su un lettino ed era morto”, prosegue la madre del ragazzo. Mamma Lucia è in casa, stretta nell’abbraccio dei parenti, urla in lacrime: “Perché proprio il mio Willy? Mio figlio così buono con tutti”.

    La famiglia di Willy si è trasferita da Capo Verde in Italia una trentina di anni fa, da 17 si è stabilita a Paliano (Frosinone), paesino a pochi chilometri da Colleferro, dopo essere stata a Roma e a Como. Milena, sorella del 21enne, e Willy sono nati in Italia, a Roma.

    “Mio fratello era un ragazzo speciale, dal cuore d’oro, come pochi ce ne sono al mondo. Noi siamo storditi, sono passate solo poche ore, di quei giovani che lo hanno ammazzato non sappiamo niente, mia madre la sentite, è dentro che piange disperata. Mio padre è a pezzi”, racconta al Messaggero Milena Monteiro Duarte.

    Aveva militato nella squadra locale dell’Asd Paliano, immaginava di scendere in campo un giorno con la maglietta di Francesco Totti, “perché Willy era un romanista sfegatato – raccontano gli amici – si era inserito bene in paese, aveva preso parte al Palio come figurante. Era italiano a tutti gli effetti e aiutava sempre tutti. Si sono accaniti su di lui che era un ragazzo esile, senza pietà”.

    La mamma di Willy presta servizio come domestica a Roma, papà Armando fa il muratore in cantiere. “Willy contribuiva a casa, aveva grande senso di responsabilità, era maturo come un uomo di 50 anni – dice l’albergatore presso cui lavorava – vorrei lanciare un appello perché questa famiglia di persone per bene venga aiutata”.

    “Mai un litigio, mai un problema adolescenziale o di scuola. Sempre ligio, rispettoso delle regole e del prossimo”, raccontano gli amici di Paliano, il comune d’origine del ragazzo, sconvolti per l’accaduto. In paese sono sicuri: “Willy non avrebbe mai partecipato ad una rissa”.

    Willy voleva diventare chef, però il suo sogno nel cassetto era quello di indossare la maglia giallorossaera infatti un grande tifoso della Roma e giocava a pallone. I compagni della società sportiva del paese non si danno pace: “Willy Monteiro Duarte era l’anima della compagnia, l’allegria e l’adrenalina di tutti nei momenti di sconforto”, hanno detto alcuni suoi compagni all’AGI.

    “Il sorriso candido era il passaporto di questo ragazzo buono, studioso e lavoratore”, dicono.

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