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    È morto Cesare Romiti, ex amministratore delegato e presidente della Fiat

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 18 Ago. 2020 alle 08:02 Aggiornato il 18 Ago. 2020 alle 08:32

    È morto Cesare Romiti, manager che ha fatto la storia dell’economia italiana

    È morto all’età di 97 anni Cesare Romiti, manager e imprenditore che ha contribuito a fare la storia dell’economia italiana. Il suo nome è legato indissolubilmente alla Fiat di cui è stato amministratore delegato e presidente. Romiti approda all’azienda automobilistica di proprietà della famiglia Agnelli nel 1974, in piena crisi petrolifera, e dopo aver ricoperto, tra le altre cose, il ruolo di direttore generale e amministratore delegato della compagnia aerea Alitalia. Sponsorizzato da Enrico Cuccia, Romiti riesce a far assicurare liquidità alla compagnia italiana grazie all’operazione che vede protagonista la Lybian Arab Foreign Bank, che acquista il 10% della Fiat, investendo circa 360 miliardi di lire e pagando le azioni a un prezzo quadruplo rispetto alle quotazioni di Borsa.

    Nel 1980 assume la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat con Gianni e Umberto Agnelli che fanno un passo indietro, restando semplici azionisti. Romiti annuncia il licenziamento di 14.000 dipendenti, provocando la reazione dei dipendenti del gruppo automobilistico che il 14 ottobre del 1980 sfilano per le vie di Torino in quella che passerà alla storia come la “marcia dei quarantamila”. Subito dopo la Fiat riprende a fare utili, compra l’Alfa Romeo, la Rizzoli e il Corriere della Sera, aumenta gli investimenti e riduce il numero dei dipendenti, sestuplicando in fabbrica il numero dei robot. Nel 1987, la Fiat ha un fatturato proiettato verso i 40.000 miliardi di lire, cosa che fa dell’azienda torinese il secondo gruppo italiano, dietro all’Iri.

    Gli anni Novanta sono tutt’altro che rosei: la Guerra del Golfo provoca un calo delle vendite delle auto e l’azienda e il marchio Fiat scende in Italia sotto il 40% e scivola al 10% in Europa. Lo scoppio di Mani Pulite coinvolge anche Romiti che nel 1993 viene interrogato a lungo dal pool di Milano e poi dai magistrati torinesi. Nel 1996 Gianni Agnelli passa la presidenza proprio a Romiti, il quale diviene il secondo presidente non appartenente alla famiglia Agnelli, che la mantiene fino al 1998.

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