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    Caso Sea Watch, il capitano indagato oggi interrogato in Procura. La ong: “Salvare vite non è reato”

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 21 Mag. 2019 alle 10:03 Aggiornato il 21 Mag. 2019 alle 10:04

    CASO SEA WATCH CAPITANO INDAGATO – Oggi, alla procura di Agrigento, verrà ascoltato il capitano della Sea Watch 3, Arturo Centore, finora unico iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dopo il soccorso prestato ad un gommone carico di migranti trasportato a Lampedusa. “Al nostro comandante Arturo l’abbraccio e il sostegno dell’equipaggio e di tutta Sea-Watch. Salvare vite non è reato”. dice la ong tedesca.

    Caso Sea Watch Capitano indagato | Interrogato in Procura ad Agrigento

    Come ha spiegato nei giorni scorsi il procuratore capo agrigentino, Luigi Patronaggio, “si valuteranno le responsabilità della Ong” che il 15 maggio ha soccorso 65 migranti in difficoltà al largo delle coste libiche per poi dirigersi verso l’Italia.

    Lo sbarco è avvenuto due giorni fa, domenica 19 maggio. I migranti sono stati accolti a Lampedusa da folto gruppo di abitanti dell’isola con tanto di applausi, grida di benvenuto, viveri e uno striscione con la scritta “Welcome”. La scena è avvenuta appena fuori dai cancelli del porto, ennesima testimonianza della grande solidarietà dei lampedusani.

    Tutti gli aggiornamenti sul caso Sea Watch

    Continua intanto lo scontro politico legato alla vicenda. In diretta tv nei minuti dello sbarco il ministro dell’Interno Matteo Salvini affermava: “Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge”. E ancora: “Questo vale anche per organi dello Stato: se c’è qualche procuratore pronto a mandarmi a processo con una condanna che può dare fino a 15 anni di carcere, se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo”.

    Caso Sea Watch Capitano indagato | Cosa è successo finora

    La nave della ong Sea Watch 3 ha soccorso 65 migranti in difficoltà al largo della Libia, lo scorso 15 maggio. Poche ore dopo, Salvini, ha emanato una diffida alla nave ad avvicinarsi alle acque territoriali italiane. Due giorni dopo, il 17 maggio, le autorità italiane hanno autorizzato lo sbarco di 18 persone. Il giorno successivo, nonostante la diffida del ministro dell’Interno, la nave è entrata in acque italiane ed è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Agrigento. Infine, la sera del 19 maggio, la Sea Watch 3 è sbarcata nel porto di Lampedusa, scatenando l’ira del vicepremier.

    La Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro probatorio della nave “per violazione dell’articolo 12 Testo Unico dell’Immigrazione, ponendo il mezzo navale a disposizione della Procura che ne ha disposto, previo sbarco dei migranti, il trasferimento sotto scorta nel porto di Licata”. Va precisato che il sequestro è una misura cautelare, cioè un provvedimento adottato dall’autorità giudiziaria per non compromettere la corretta prosecuzione di indagini in corso. In questo caso, come detto, le indagini della Procura di Agrigento vertono sul fatto che la nave potrebbe aver commesso il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violando l’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione.

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