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    Caso Cucchi, la Cassazione: condannati a 12 anni i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 4 Apr. 2022 alle 21:23

    Ridotta di un anno dalla Cassazione la pena definitiva nei confronti dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. La condanna per omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi per i due militari passa da 13 a 12 anni di reclusione. Ci sarà invece un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso. Questo quanto emerge dalla sentenza appena emessa dalla Cassazione che riapre l’appello bis per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo di carcere.

    Una sentenza che mette la parola fine a una lunghissima e dolorosa vicenda giudiziaria durata quindici anni tra depistaggi e 14 gradi di giudizio. La decisione della Suprema Corte è arrivata nella serata di oggi, 4 aprile, dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. Poco prima il Pg della Cassazione, Tomaso Epidendio, nella sua requisitoria aveva chiesto la conferma delle condanne per tutti e quattro gli imputati emesse in appello.

    In particolare il Pg ha chiesto di confermare le condanne per omicidio preterintenzionale nei confronti di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro e la relativa pena a 13 anni di reclusione e per quella a 4 anni per falso nei confronti del maresciallo Roberto Mandolini. Per Francesco Tedesco, invece, l’accusa aveva chiesto l’annullamento con rinvio in relazione al trattamento sanzionatorio per un ricalcolo al ribasso della pena di due anni e sei mesi ricevuta in appello.

    Per Epidendio “fu una via crucis notturna quella di Stefano Cucchi, portato da una stazione all’altra e tutte le persone che entrarono in contatto con lui dopo il pestaggio sono rimaste impressionate dalle condizioni del Cucchi: si tratta di un gran numero di soggetti tra i quali infermieri, personale delle scorte, detenuti, agenti di guardia”. Il pestaggio, ha aggiunto, “è stato una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da un’evidente mancanza di proporzione con l’atteggiamento non collaborativo del Cucchi”. “Con questa sentenza si concludono dodici anni della mia vita, dodici anni di interminabili processi a vuoto. Per arrivare fin qui ci è voluta tanta tenacia mi ha spinto la voglia di verità e il bisogno di giustizia” ha dichiarato invece Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.

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