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    Caso Camici, i pm: “Fontana era a conoscenza del conto in Svizzera dal 1997”

    Attilio Fontana Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 2 Apr. 2021 alle 19:12 Aggiornato il 2 Apr. 2021 alle 20:03

    Per i pm di Milano il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana sapeva del conto in Svizzera – da cui era partito il tentativo di bonifico di 250 mila euro a favore del cognato – già nel 1997, quando sua madre lo aprì facendovi confluire quasi 3 milioni di euro.

    La delega

    I giudici sono convinti di questa tesi sulla base di una consulenza che avrebbe accertato come la donna firmò, probabilmente non in Svizzera, per l’inizio del rapporto bancario. Il documento fu scannerizzato e il governatore, in altro momento e verosimilmente nella banca elvetica, firmò la delega ad operare sul conto, che poi venne chiuso coi soldi spostati su un secondo conto bancario aperto nel 2005 con 2,5 milioni.

    Le indagini per autoriciclaggio

    Va ricordato che l’ultima indagine (in ordine di tempo) sul caso camici è per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella “voluntary disclosure”. Per questo la Procura di Milano ha inviato una richiesta di rogatoria in Svizzera in relazione al suo conto “scudato” sul quale giace l’eredità di 5,3 milioni avuta dalla madre.

    Proprio da quel conto proverrebbero i 250mila euro che Fontana avrebbe offerto al cognato Andrea Dini per ‘riparare’ la mancata vendita dei camici alla Regione all’inizio della pandemia. Denaro dichiarato proprio grazie alla voluntary disclosure ma di cui i pm milanesi vogliono ricostruire la provenienza.

    La risposta dei legali

    I legali di Fontana hanno sottolineato come il governatore abbia sempre ribadito che era a conoscenza dei 5,3 milioni nel 2015 come eredità lasciata dalla madre. Il presidente, ha chiarito l’avvocato Jacopo Pensa, a proposito dell’indagine sui soldi in Svizzera, “continua a dire, in modo ormai prostrato, che su quel conto non ha mai operato nemmeno per un euro, prima del 2015, ha sempre saputo che quel conto c’era, lo sapeva fin dagli anni ’70, perché i genitori, come avveniva in tante famiglie benestanti, gli avevano detto che avevano messo i loro risparmi all’estero e solo alla morte della mamma ha saputo della cifra che gli era stata lasciata in eredità”. “Tutto viene riportato come sotto l’ombra del sospetto – conclude il legale – che sembra già diventato una condanna”.

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