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    Carabiniere ucciso a Roma, i familiari di Brugiatelli attaccano i giornalisti: “No, non è un infame”

    I parenti e amici del 47enne contro i cronisti

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 29 Lug. 2019 alle 09:49

    Carabiniere ucciso a Roma, i familiari di Brugiatelli: “No, non è un infame”

    La famiglia e gli amici di Sergio Brugiatelli, l’uomo coinvolto nella vicenda dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, attaccano i giornalisti e difendono a spada tratta il 47enne. A riportare le loro dichiarazioni è oggi Repubblica Roma, in un articolo di Federica Angeli. “Sergio un infame? State attenti a quello che dite! Come se io le chiedessi se lei è una prostituta”, sono le parole pronunciate proprio nei pressi dell’abitazione di Brugiatelli da chi lo conosce bene l’uomo che ha subito il furto del borsello da parte di due ragazzi americani che in seguito hanno ucciso con 11 coltellate il vice brigadiere Cerciello Rega.

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    Sergio è una figura centrale nel caso dell’omicidio avvenuto la notte tra il 25 e il 26 luglio perché è sospettato di aver indicato ai due studenti statunitensi in cerca di droga il pusher a cui rivolgersi. I giovani gli avrebbero poi rubato il borsello per ricattarlo e chiedergli soldi. Ai due americani infatti lo spacciatore avrebbe rifilato aspirina al posto di cocaina.

    “Sergio è una delle persone più perbene che conosco”, ha riferito un ragazzo che dice di essere un amico intimo di Brugiatelli, un suo “fratello”. “È normale che la sua gentilezza è tale per cui se uno gli chiede dove vendono la droga, Sergio risponde. Ma lui non è mica uno spacciatore eh!”.

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    La famiglia di Brugiatelli accusa i giornalisti di aver accusato di essere un informatore dei pusher. “Voi giornalisti prima di parlare dovreste pensarci cento volte. A dare dell’infame a una persona… è una cosa gravissima quella che avete chiesto”. E ancora: “Affibbiare a Sergio la nomea della spia è una cosa che lo danneggia qui. Oltre al fatto che non è vero perché una cosa del genere non la farebbe mai”.

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