Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Scoperta horror a Bologna: in un capannone trovati fusti con feti e resti umani

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 19 Feb. 2022 alle 16:39

    Scoperta horror a Bologna: in un capannone trovati fusti con feti e resti umani

    Una scena da horror. È quella trovata mercoledì scorso da un ragazzo del bolognese, chiamato a sgomberare un magazzino a Granarolo. All’interno di alcuni fusti che il titolare di una ditta di sgombero di locali gli aveva chiesto di smaltire, il macabro ritrovamento: feti e altri resti umani immersi in un liquido. Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di formaldeide o un’altra sostanza per la conservazione medica dei corpi. I resti proverrebbero infatti da una struttura universitaria, una biblioteca di anatomia, che probabilmente li conservava per motivi di studio e di ricerca.

    Secondo una prima ricostruzione, i contenitori erano stati trasportati nel capannone dopo una ristrutturazione avvenuta alcuni anni fa, fino a quando il titolare del magazzino ha chiesto a un ragazzo che recupera ferro e vecchi materiali nelle aziende della zona di portarli via e “buttarli da qualche parte in campagna”, secondo quanto riporta il Corriere di Bologna. Prima di portare i via i circa 40 barili gialli allineati lungo il muro del deposito, il robivecchi ha voluto controllare cosa contenessero. Dopo la scoperta, ha registrato con il cellulare quello che aveva di fronte, prima di chiamare la polizia.

    Una vicenda “tutta da verificare”, l’ha definita Giuseppe Amato, a capo della procura di Bologna, che intanto ha sequestrato i fusti. Attualmente gli inquirenti ipotizzano a carico del titolare del capannone un reato legato all’illecito trattamento di rifiuti speciali. L’uomo potrebbe essere sentito per chiarire se fosse a conoscenza del contenuto dei barili.

    “Non c’è nulla di irregolare o da nascondere”, ha detto il proprietario del capannone al Tgr Emilia-Romagna. “Quel materiale si trovava nel magazzino da alcuni anni e mi era stato affidato da un museo”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version