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    Bambino morto all’asilo, parla il papà: “È stata una fatalità, una disgrazia. La madre dei gemellini non c’entra nulla”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Mag. 2022 alle 08:24

    “Ero sul terrazzo di casa mia, da cui si vede l’asilo di Tommaso, il cortile esterno e i tre tendoni bianchi che fanno ombra, quando all’improvviso ho sentito un boato, un rumore fortissimo. Saranno state le 14.30 circa, mia moglie era già a casa e anche io ero in pausa pranzo. Tommaso il mercoledì esce dopo perché ha l’ora di religione. Sentito quel rumore sono entrato in casa e ho detto a mia moglie che ero preoccupato. ‘Credo sia successo qualcosa all’asilo di Tommaso’. ‘Ma no, ma figurati, ci avrebbero avvisato, chiamato dalla scuola, stai tranquillo’. Ma io tranquillo non riuscivo a stare”. È il racconto che fa a Repubblica Patrizio D’Agostino, il papà di Tommaso, bimbo di 4 anni ucciso mercoledì in un asilo a l’Aquila.

    Patrizio ripercorre i momenti successivi alla tragedia, racconta di aver subito sentito che qualcosa di grave fosse accaduto, dopo aver raggiunto sua madre si è recato all’asilo dove ha visto ambulanze e polizia: Ho visto una macchina nel giardino dei bambini, col muso dentro l’area giochi e la cancellata sbragata a terra. Ho sceso i 21 scalini che costeggiano la discesa, mi sono trovato davanti la maestra e le ho chiesto: ‘Tommaso dov’è?’. Lei mi ha risposto: ‘Sta qui non si preoccupi’. ‘Ma cosa è successo? Si può sapere?’. Qualcuno ha risposto: ‘Un brutto incidente ma dovete lasciar passare i soccorsi’. Rassicurato dal fatto che Tommaso stesse ‘qui’ davo per scontato che non gli fosse accaduto nulla. Mia madre mi ha detto che potevo tornare a casa e che il piccolo lo avrebbe riportato a casa lei”.

    Il signor Patrizio si è incamminato a casa ma nel mentre ha ricevuto la telefonata in cui lo avvisavano che Tommaso era rimasto incastrato sotto la macchina ed è così tornato all’asilo insieme alla moglie. Lì ha visto suo figlio esanime con il personale medico che cercava di rianimarlo. “Sono stati parecchio a provare qualsiasi cosa per mio figlio, non ho nulla da recriminare. Poi, dopo circa 40 minuti, credo, lo hanno caricato sull’ambulanza e portato al pronto soccorso dell’ospedale dell’Aquila”.

    “È stata una fatalità, una disgrazia. La madre dei gemellini non c’entra nulla, non coviamo un senso di vendetta nei confronti di quella donna”, prosegue Patrizio parlando della donna proprietaria della macchina finita sui bambini. “Sarà disperata quanto noi, anche la sua vita in fondo è stata rovinata. Si vede che il Signore aveva bisogno di un angelo e ha scelto Tommaso. Se quella donna volesse venire a trovarci la accetteremmo nella nostra casa, vivrà con questo peso per tutta la sua vita ed è giusto darle un abbraccio e farle sentire che abbiamo capito: si è trattato di una disgrazia, non di una sua volontà”.

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