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    Bambina morta a Cabiate, la lettera della madre: “Sharon si fidava di Gabriel, ma lui l’ha violentata e uccisa”

    Silvia Barni
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 16 Feb. 2021 alle 15:37 Aggiornato il 16 Feb. 2021 alle 15:38

    “Come me ti fidavi e come me sei stata tradita”. Silvia Barni, la mamma 24enne della piccola Sharon, morta l’11 gennaio scorso a Cabiate, in provincia di Como, rompe il silenzio per la prima volta con una lettera in cui si rivolge direttamente alla figlia di 18 mesi che non c’è più.

    Quel giorno Barni aveva affidato la bambina al compagno 25enne, Gabriel Robert Marincat, operaio di origine romena, per recarsi al lavoro. Il giovane, che dopo la morte della bambina aveva parlato di un banale incidente domestico, è stato arrestato con l’accusa di aver abusato e picchiato la piccola Sharon, fino ad ucciderla.

    “Non so cosa possa essere avvenuto in quelle ore in cui ero al lavoro per te e per me, per noi, per vivere dignitosamente”, scrive Silvia Barni nella lettera affidata a Elisabetta Fontana e Lara Citterio, le due avvocate che assistono la donna e la sua famiglia. “È stata l’unica volta che non eri con me o con mia mamma e ti ho seguita assiduamente a distanza. Telefonavo ogni ora per sapere cosa facevi e come stavi. Quel maledetto pomeriggio ho chiamato tante volte e sono stata ingannata. Mi veniva detto che stavi bene. Ma sentivo nel cuore che c’era qualcosa di sbagliato e ho insistito ancora per accertarmi delle tue condizioni”.

    “Mi è stata inviata una foto e sembravi assopita“, prosegue la lettera. “Ho chiesto ancora spiegazioni e mi è stato detto che non era niente, che ti eri solo fatta un po’ male mentre giocavi. Mi sono allarmata ancora di più e mi è stata mandata un’altra foto dove si vedevano segni sul tuo volto. Mi sono infuriata. Mi è scoppiato il cuore. I miei dubbi e le mie paure si facevano sempre più grandi e ho chiamato mia mamma perché venisse da te, mia piccola bambina. La tua nonna ha capito subito che stavi male, ha chiamato i soccorsi. Mia bambina. Ti hanno portata via con l’elicottero e poche ore dopo non respiravi più. Il freddo e il buio sono calati dentro di me”.

    Silvia Barni scrive che si fidava dell’ex compagno. “La persona con cui da pochi mesi avevo messo su famiglia e che diceva di volerti bene, continuava a ribadire che ti eri fatta male in un incidente domestico”, prosegue la lettera. “Nella tragedia si nascondeva invece una crudele, irrazionale, inaccettabile verità. Mia piccola Sharon eri troppo piccola per morire da vittima”.

    “È scritto che chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare”, scrive la giovane mamma, ma aggiunge: “Non cerco vendetta ma giustizia. Per te, mia amata creatura. In un pomeriggio ho perso te mia adorata e ho perso la fiducia e il sentimento di chi era al mio fianco. Ho perso tutto. Mi stringo a te, piccola mia bambina. Sono tornata figlia dopo essere stata madre. Solo mio papà e mia mamma e mia sorella con il loro dolce abbraccio mi confortano e mi danno ancora una speranza. Ciao Sharon, resta con me”.

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