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    “Fate girare i nomi degli indagati della morte di Giulio Regeni”. L’appello della famiglia

    Credit: Ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Ott. 2021 alle 11:44

    “Fate girare i nomi dei quattro indagati per la morte di Giulio” È l’appello lanciato dall’avvocata Alessandra Ballerini il giorno stesso in cui è stata riconosciuta dalla terza Corte d’Assise di Roma la causa che rendeva impossibile avviare il processo, stante l’accertata mancata notifica a tutti gli accusati che si trovano in Egitto e ai quali non risulta arrivata la notizia del processo in Italia. Non in via formale. Il processo doveva iniziare il 14 ottobre, era nella sua fase più delicata sotto ogni punto di vista e infatti anche per garantire massima sicurezza l’udienza si è tenuta nell’aula bunker di Rebibbia.

    I quattro funzionari della National Security, devono rispondere di sequestro di persona pluriaggravato, torture e omicidio e sono stati individuati grazie alle indagini della Procura di Roma. Si tratta del generale Sabir Tariq e dei colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif; nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Ma dal fascicolo manca la prova che la notizia del processo sia arrivata a tutti loro e per questo non si può, al momento, andare avanti.

    Di qui l’appello del legale che rappresenta la famiglia Regeni a fare del tutto per far “girare” quei nomi e rendere in qualche modo possibile la notifica effettiva dell’esistenza di un processo a loro carico nel quale potersi difendere. Senza questo passaggio tutto potrebbe complicarsi e sarebbe un diniego di giustizia dopo le molte battaglie fatte finora per arrivare a ricostruire l’identità degli aggressori di Giulio. TPI raccoglie l’appello della famiglia e di seguito riporta – come già fatto in più occasioni – i nominativi degli indagati, anche in lingua originale per contribuire all’iter della notifica con ogni mezzo utile.

    TARIQ SABIR, nato in Egitto nel 1963, titolare di documento di identificazione militare nr. 291/1984/19, Generale della Polizia presso il Dipartimento di Sicurezza Nazionale;

    ATHAR KAMEL MOHAMED IBRAHIM, nato in Egitto nel 1968, titolare di documento di identificazione militare nr. 5/89,

    UHSAM HELMI, Colonnello, nato in Egitto nel 1968, titolare di documento di identificazione militare nr.270/1990

    MAGDI IBRAHIM ABDELAL SHARIF, nato in Egitto il 9.7.1984

    ١- شريف مجدي إبراهيم عبد العال
    ٢- طارق علي صابر
    ٣- حسام الدين حلمي محمد
    ٤- آسر كمال محمد محمد إبراهيم

    Sharif Magdi Ibrqaim Abdlaal

    Il maggiore Sharif Magdi Ibrqaim Abdlaal è l’uomo che ha coordinato l’operazione di spionaggio di Giulio ed è lo stesso che ha falsamente accusato e fatto arrestare ad aprile 2016 Ahmed Abdallah, il presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), rilasciato dopo sei mesi di carcere.

    È proprio il maggiore Sharif che Mohamed Abdallah, capo del sindacato indipendente, chiama subito dopo l’incontro con Regeni per consegnargli la telecamera nascosta.

    Il colonnello gli aveva promesso una ricompensa alla chiusura del caso Regeni.

    Colonnello Osan Helmy

    Come hanno dimostrato i tabulati telefonici sviluppati in Italia da Sco e Ros, il colonnello Osan Helmy è uno degli agenti della National Security che aveva arruolato l’ambulante Mohammed Abdallah.

    Helmy è lo stesso che, nel marzo 2016, accolse in aeroporto gli agenti inviati dall’Italia affermando davanti a loro che né lui né i suoi colleghi avevano mai sentito pronunciare prima del ritrovamento del cadavere il nome di Regeni.

    Colonello Ather Kamal

    Fu lui a portare il capo del sindacato egli ambulanti, Mohammed Abdallah, nella sede della National Security dove fu arruolato come “spia” di Regeni.

    Generale Sabir Tareq

    Sul generale al momento non risultano informazioni approfondite, quel che è noto è che il suo fu un ruolo decisivo nelle azioni di sorveglianza e pedinamento di Giulio Regeni.

    Alcuni giorni prima la stessa Procura di Roma aveva deciso di formalizzare l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni dei nove soggetti, tra poliziotti egiziani e agenti del servizio segreto civile, ritenuti coinvolti nell’omicidio di Giulio Regeni.

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