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    Andrea Purgatori, la perizia dei medici della procura di Roma: “Una semplice terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita”

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 7 Apr. 2024 alle 09:38 Aggiornato il 7 Apr. 2024 alle 09:39

    Una serie di errori avrebbero portato alla morte di Andrea Purgatori, giornalista e conduttore televisivo morto a Roma lo scorso 19 luglio. A uccidere il cronista, secondo quanto riporta La Repubblica che cita la relazione finale dei medici legali incaricati dalla Procura di Roma, sarebbe stata una fatale endocardite infettiva. Una malattia che non gli è mai stata diagnosticata. Per salvare Purgatori sarebbe bastata una efficace cura antibiotica.

    Un errore, anzi un doppio errore che ha ridotto l’aspettativa di vita del giornalista. Sulle condizioni di Purgatori, paziente oncologico, infatti si deve ancora fare chiarezza sull’ipotesi di un’errata diagnosi di metastasi al cervello. Per questo i consulenti del pm hanno suggerito alla procura un altro esame da affidare a uno specialista neuroradiologo. Dovrà capire se il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo hanno scambiato un’ischemia per una metastasi al cervello.

    Intanto la nuova perizia potrebbe mettere nei guai il cardiologo Guido Laudani, che avrebbe sottovalutato alcuni campanelli d’allarme collegandoli al tumore al cervello, senza valutare altre eventuali patologie cardiache. Nella consulenza voluta dalla Procura, si legge, riporta il Corriere della Sera, che il dott. Laudani, medico curante di Purgatori, “ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.

    “Ringraziamo la procura perché è stato fatto un accertamento molto approfondito in poco tempo – ha dichiarato il legale Alessandro Gentiloni, penalista che assiste la famiglia del giornalista –. Per adesso è stata confermata l’ipotesi contenuta nella querela, ovvero che la diagnosi di estese metastasi cerebrali fosse errata e a causa di questa inesatta valutazione non è stato curato per la vera patologia che l’aveva colpito”. Atteso adesso l’esito dell’incidente probatorio.

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