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    “Il reparto Covid è pieno di no vax. Tanti rischiano la vita, ma non si pentono”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 23 Ago. 2021 alle 12:41

    Andrea Gori: “Tanti no vax rischiano la vita, ma non si pentono”

    “Tanti no vax rischiano la vita, ma nonostante questo non si pentono”: ad affermarlo è Andrea Gori, direttore del reparto di Malattie infettive al Policlinico di Milano.

    Intervistato da Il Corriere della Sera, l’esperto racconta ciò a cui assiste tutti i giorni, confermando che la maggior parte dei ricoverati in ospedale a causa del Covid sono persone non vaccinate.

    “Il reparto Covid è pieno, a conferma dell’aumento di contagi che si è verificato nell’ultimo periodo. Oltre il 90% dei ricoverati non è vaccinato ed è una cosa difficile da capire: abbiamo un’arma potentissima per proteggerci e alcuni non la sfruttano” dichiara Gori.

    Nonostante il pericolo, però, molti dei ricoverati no vax non si pentono. “Rischiano la vita, ma continuano a sostenere, peraltro senza alcuna motivazione scientificamente valida, la scelta di non vaccinarsi. Sono convinto che il sistema sanitario possa gestire un’eventuale nuova ondata, ma davvero non ce la meritiamo. E il bello è che esistono gli strumenti per evitarla. L’atteggiamento dei no vax non ha giustificazioni”.

    Gori, comunque, non estenderebbe l’obbligo di vaccinarsi a tutta la popolazione: “Sono favorevole all’obbligo per chi svolge un lavoro ad alto impatto sociale e a contatto con tante persone. Penso ai medici, tutto il personale sanitario, gli insegnanti”.

    Secondo il medico, invece, è fondamentale che i ragazzi tra i 12 e i 17 anni si vaccinino “non tanto per il rischio di malattia grave e morte, che è basso, quanto per limitare la circolazione del virus”.

    Sull’eventualità di una terza dose di vaccino, Andrea Gori afferma: “Non abbiamo dati sufficienti per stabilirlo. Dobbiamo studiare la durata dell’immunità indotta dai vaccini, solo allora si potrà prendere una decisione al riguardo. C’è una sola eccezione: nelle persone fortemente immunodepresse (per esempio pazienti oncologici e trapiantati) la terza dose offre un evidente beneficio a livello di risposta protettiva”.

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