Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Agrigento, il killer del giudice Livatino tra i beneficiari del reddito di cittadinanza

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 19 Nov. 2020 alle 15:39

    Agrigento, il killer del giudice Livatino beneficiario del reddito di cittadinanza

    Un’operazione della Guardia di finanza di Agrigento ha portato a scoprire che, tra i beneficiari del reddito di cittadinanza, c’era anche il killer del giudice Rosario Livatino, ucciso in un agguato mafioso la mattina del 21 settembre 1990 su un viadotto lungo la strada statale tra Agrigento-Caltanissetta. L’uomo, condannato in via definitiva per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso e altri capi d’accusa a 7 ergastoli, percepiva regolarmente il sussidio. Come lui, anche molti altri soggetti condannati per mafia e attualmente detenuti, come anche altri condannati per reati associativi finalizzati al traffico di sostanze stupefacenti, furto e altri reati comuni.

    I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria, su disposizione del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e del sostituto Gloria Andreoli, hanno eseguito il sequestro preventivo di otto social card utilizzate per ottenere il reddito di cittadinanza, che si aggiungono alle undici già sequestrate nei giorni scorsi. Tutti i titolari delle carte sequestrate sono adesso indagati per i reati di indebita percezione di reddito di cittadinanza e falso in autodichiarazione. I profili delle persone indagate sono stati segnalati all’Inps per la revoca del reddito di cittadinanza e soprattutto il recupero dei sussidi già erogati. Secondo una stima, si tratterebbe di un totale di 110mila euro. Ma gli investigatori stanno ancora lavorando per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza.

    Il giudice siciliano Rosario Angelo Livatino, soprannominato “il giudice ragazzino”, fu ucciso a soli 38 anni in un agguato mafioso mentre si stava recando, senza scorta, al tribunale di Agrigento dove lavorava. Gli esecutori furono alcuni membri della “stidda”, un gruppo criminale poco conosciuto, che a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta sfidò Cosa Nostra in Sicilia compiendo omicidi e stragi.

    Leggi anche: La storia del “giudice ragazzino” Rosario Livatino in un documentario

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version