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    Adinolfi contro il logo del Giubileo: “Ma è un Gay pride?”. La replica del Vaticano

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 30 Giu. 2022 alle 14:21

    Non è piaciuto il logo scelto da Papa Francesco per il Giubileo 2025 a Mario Adinolfi, che su Twitter ha commentato: “Ma, porca pupazza, è il Giubileo o un Gay Pride? Proprio l’arcobaleno dovevano scegliere nel logo? Comunque, sia chiaro, io sono quello blu: l’ultimo del trenino”. Il leader del Popolo della Famiglia ha dunque poco apprezzato il logo ideato da Giacomo Trevisani per il prossimo Giubileo, svelato in questi giorni. Si tratta di un’immagine con quattro omini stilizzati, ognuno con un colore diverso. “Pellegrini di speranza” sarà il motto dell’evento.

    Il logo è stato scelto a seguito di un concorso internazionale a cui hanno partecipato studenti, istituti religiosi, grafici e artisti. Le proposte arrivate erano 294 da 213 città e 48 Paesi diversi. La posizione di Adinolfi non è piaciuta a molti suoi follower, che nei commenti hanno scritto: “Nel 2000 non era anche quello un logo arcobaleno? Io non ci vedo nessun problema. La Chiesa è casa di tutti, come Gesù stesso che è entrato in casa e in relazione con tutti, dai primi della società, fino all’ultimo (scartato dagli altri, ma non da lui)”.

    Trevisani, l’autore del logo, ha spiegato la sua idea: “Ho immaginato gente di ogni colore, nazionalità e cultura, spingersi dai quattro angoli della terra e muoversi in rotta verso il futuro, gli altri, il mondo, come vele di una grande nave comune, spiegate grazie al vento della speranza che è la croce di Cristo e Cristo stesso. Quando ho voluto personificare la speranza ho avuto subito chiara un’immagine: la croce; la speranza, mi sono detto, è nella croce. Ho immaginato il Papa, Pietro di oggi, guidare il popolo di Dio verso la meta comune, abbracciando la croce, che diviene un’ancora, quale saldo riferimento per l’umanità; e noi, popolo, stringerci tra noi e a lui come fossimo stretti a quell’ancora anche noi evocando simbolicamente i pellegrini di ogni tempo”.

    “Nel Vangelo di Marco – ha aggiunto Travisani – Gesù ci dice: ‘Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?’. Come dovremmo avere ancora paura quindi? Siamo ‘Pellegrini di speranza’ perché portiamo con noi le paure del prossimo nel desiderio di condividerle e farle nostre, questo indicano le figure che si stringono tra loro guardando alla croce come un’ancora di salvezza. Ho cercato di trovare una soluzione grafica intuitiva, simpatica, ma nello stesso tempo pratica e dinamica. L’idea del logo è quella di creare una sintesi della storia dei protagonisti (c’è un prima e un dopo) secondo il loro obiettivo. La scelta cromatica è dettata dal significato che ho voluto interpretare attraverso i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione; il giallo/arancio è il colore del calore umano; il verde evoca la pace e l’equilibrio; l’azzurro/blu è il colore della sicurezza e della protezione. Infine, il nero/grigio della croce/ancora che rappresenta l’autorevolezza e l’aspetto interiore. Una luce nella quale è persino possibile nascondersi.

    Nessun riferimento dunque al mondo Lgbt. Dopo le polemiche di Adinolfi, è arrivata una risposta ufficiale del Vaticano sul vero significato del logo per il Giubileo 2025 da monsignor Rino Fisichella. Le quattro figure rappresentano l’umanità che proviene dai quattro angoli della terra e si abbracciano tra loro per simboleggiare la solidarietà e la fratellanza tra i popoli. Ad aprire la fila ce n’è uno che aggrappa una croce, simbolo della fede e della speranza in Dio. A muoverli sono le onde, che simboleggiano il pellegrinaggio della vita, non sempre calmo. Il rosso è l’amore e la condivisione, il giallo/arancio è il calore umano, il verde la pace, l’azzurro la sicurezza e la protezione e il nero della croce è l’autorevolezza e l’introspezione. Infine, il logo vuole lanciare un messaggio di fratellanza sottolineando che il pellegrinaggio non è un percorso individuale ma comunitario e dinamico.

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