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Venezia, vietati negozi low cost e di souvenir kitsch a piazza San Marco

Di Laura Melissari
Pubblicato il 26 Set. 2019 alle 19:52

Venezia, vietati negozi low cost e di souvenir a piazza San Marco

A Venezia, in Piazza San Marco, non sarà possibile aprire negozi low cost o souvenir kitsch “made China”. A stabilirlo è una delibera approvata dall’amministrazione comunale del capoluogo veneto, oggi 26 settembre 2019. Il provvedimento è stato votato all’unanimità, e dovrà passare al vaglio della regione per poter aver il via libera definitivo ed entrare in vigore.

La delibera ha l’obiettivo di tutelare il patrimonio culturale del centro storico di Venezia e “per non far perdere alla città antica la sua autentica identità”.

La delibera avrà una validità di tre anni.

Nel testo vengono elencate le merci che non potranno essere esposte nei negozi che apriranno nell’area marciana, l’area di Venezia che comprende San Moisè, Museo Correr, Torre dell’Orologio, Chiesa di San Zulian, Basilica di San Marco, Palazzo Ducale, Campanile di San Marco e Ponte dei Sospiri.

Avranno il via libera solo negozi di alta moda, librerie, gallerie d’arte e antiquariato, arredamento, design, oggetti preziosi, restauro di oggetti d’arte e artigianato artistico.

E ancora, le ristrutturazioni degli esercizi commerciali dell’area marciana dovranno garantire il mantenimento degli arredi già esistenti “o di analoga connotazione”. Molta attenzione anche all’illuminazione dei negozi, che non dovrà essere di tonalità fredda, e all’installazione dei serramenti “in materiale diverso dal legno o metallo”.

Addio dunque a gondole di plastica, maschere low cost, calamite o palle di neve con piazza San Marco all’interno che adesso affollano le viuzze del centro storico veneziano.

Sarà inoltre confermato il divieto, che oggi non viene rispettato, di esporre prodotti sugli stipiti delle vetrine delle porte d’ingresso o di utilizzare espositori esterni per catturare la curiosità dei turisti.

I prodotti di artigianato dovranno inoltre recare l’indicazione della provenienza, per far sì che non vengano esposti e venduti pezzi di artigianato prodotti all’estero e non frutto della produzione locale tradizionale veneziana.

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