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Altan a TPI: “Gli italiani? Non hanno un forte senso dello stato”. Dalla Pimpa a Cipputi, le opere del vignettista in mostra al MaXXI di Roma

Il vignettista Altan alla presentazione della mostra "Altan. Pimpa Cipputi e altri pensatori" al MAXXI di Roma

L'esposizione sarà inaugurata il 23 ottobre e durerà fino al 12 gennaio 2020

Di Valeria Sforzini
Pubblicato il 23 Ott. 2019 alle 13:16

Tutto Altan, dalla Pimpa alle vignette di Repubblica, in mostra al MaXXI

Sarà l’influenza della Pimpa, il cagnolino a pois con le orecchie lunghe e la linguaccia, o di Kamillo Kromo, il camaleonte che non conosceva i colori, ma le illustrazioni di Altan sono vive, piene, vivaci. La carica della tavolozza compensa il disfattismo e il disincanto che riempiono le sue vignette, tutte esposte nella mostra dedicata al fumettista al Maxxi di Roma dal 23 di ottobre al 12 gennaio 2020: “Altan. Pimpa, Cipputi e altri pensatori“.

Pirandello li avrebbe definiti “grotteschi”, ma nel caso dei disegni di Altan, la povertà e la tristezza dei personaggi non sono mai cupe. Per quanto le sue illustrazioni facciano riflettere, Altan riesce sempre a strappare un sorriso, anche se amaro.

Chi è l’italiano per Altan? “È una domanda mica semplice, perché gli italiani sono tantissimi e ognuno è una cosa a parte”, spiega a TPI durante la conferenza stampa di presentazione della mostra che si è tenuta il 22 ottobre, al Maxxi, “il loro problema è che non hanno un forte senso dello stato, della comunità. Sono bravissimi a fare tantissime cose, ma a stare insieme non tanto”.

Persone semplici, dissacranti, impassibili, senza peli sulla lingua, con una nota in comune: sono tutti pensatori liberi, e come tale dicono tutto ciò che ciascuno di noi vorrebbe dire, e che fino ad allora ci era rimasto sulla punta della lingua.”Mi vengono in mente opinioni che non condivido”, o ancora ” Se Dio c’è, è all’opposizione”.

Al MAXXI ci sono tutti: dagli schizzi che Francesco Tullio Altan faceva su grossi blocchi Fabriano prima di diventare Altan, alla Pimpa, all’Ugo e alla Luisa, al metalmeccanico Cipputi fino ai dipinti a olio raffiguranti Cristoforo Colombo. La mostra dedicata al vignettista di Espresso e di Repubblica è stata realizzata in coproduzione con Fondazione Solares e con Panini editore al Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

La mostra raccoglie tutte le opere di Altan dal ’74 a oggi, dividendole in capitoli. C’è quello dedicato a Trino, il creatore del mondo pubblicato su Linus (che però è tutt’altro che onnipotente), Ada, l’esploratrice con caschetto moro alla ricerca del cugino e comparsa nel fumetto “Macao”.

O ancora la parete dedicata alle vignette, lo spazio per i feuilleton e quelli per il cinema e per i fumetti. Poi una stanza interamente dedicata ai più piccoli, con un’ambientazione degna delle migliori storie delle Pimpa, con un gioco dell’oca coloratissimo, dadi in gommapiuma e calamite alle pareti, perché l’infanzia ha giocato un ruolo chiave nella carriera del fumettista (che è stato anche illustratore di diversi libri di Gianni Rodari).

Il vignettista Altan Credit: Valeria Sforzini

“Io non penso di raccontare il mondo di oggi ai bambini”, spiega il disegnatore, “gli racconto un mondo che sarebbe bellissimo se fosse vero. Che oggi non c’è, ma nel quale possono stare per qualche anno della loro piccola vita”.

È timido, Altan, risponde con frasi secche, ma a tutte le domande. Si scioglie dopo un po’. Quando si tocca il tasto giusto, e gli occhi gli si accendono con quel guizzo di ironia che si ritrova in tutte le sue vignette. “Posso solo ringraziare tutti perché la mostra è molto bella e come diceva Luca (Raffaelli, che ha curato la mostra assieme ad Anne Paolopoli n.d.r.) ci credevo fino a un certo punto”. Ha detto con una modestia che non ci si aspetta da qualcuno che da 18 anni pubblica tutti i giorni le proprie vignette su Repubblica. “Il miracolo è successo e non posso fare altro che ringraziarvi”. Un miracolo, perché come spiega Giovanna Melandri, la presidente della fondazione Maxxi, la mostra è stata pianificata a giugno, ed è stata una corsa contro il tempo. A lieto fine.

Altan con Giovanna Melandri, presidente della fondazione MAXXI di Roma Credit: Valeria Sforzini

“Io mi informo, sto attento a quello che mi succede intorno, ma non c’è uno studio particolare. Le battute vengono in mente a tutti, in qualsiasi posto. Magari io ho trovato il modo di sintetizzarle con poche parole. Spesso mi dicono: l’ho pensata anche io, ma magari non gli è venuta in quella forma”, racconta Altan. E quando gli si chiede cosa sia la satira per lui, risponde: “Il compito della satira è quello di proporre punti di vista diversi da quelli vigenti, quindi scoprire cose che non funzionano attraverso la possibilità di guardarle da un’altra angolazione”.

Da studente di architettura a Venezia, a sceneggiatore. Poi il lavoro a Rio, nel cinema brasiliano, fino al ’74, quando inizia a collaborare con le testate italiane come cartoonist. Nel ’75 rientra in Italia, anno che segna anche la nascita della cagnolina Pimpa. Tra i suoi personaggi, le donne diventano muse portatrici di verità. Nude, voluttuose, annoiate da un mondo in cui tutto è banale e non riesce a comprenderle fino in fondo.

Ma quando ad Altan si chiede se sia femminista, risponde: “per quello che può essere femminista un uomo, si. Ovviamente il femminismo è una battaglia delle donne”. Mentre su chi sia la figura femminile dei suoi disegni, resta più vago: “quella che rappresento è una delle donne che conosco”. E quando gli si domanda da dove vengano le battute pronunciate da lei, aggiunge con un sorriso: “beh, per quelle ci mettiamo d’accordo”.

credits: @larepubblica
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