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    Scoperto un nuovo buco dell’ozono: è sette volte più grande

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 6 Lug. 2022 alle 11:02

    Un buco dell’ozono sette volte più grande di quello che sovrasta il Polo Sud. L’incredibile scoperta degli scienziati dell’Università di Waterloo, in Canada, riguarda un altro buco dell’ozono, scoperto sopra le regioni tropicali. A differenza di quello dell’Antartico, quest’ultimo non risentirebbe del variare delle stagioni e resterebbe quindi “aperto” tutto l’anno. Lo scienziato Qing-Bin Lu, a capo del team, spiega che sarebbe presente da oltre 30 anni.

    Il buco dell’ozono è un assottigliamento dello strato dell’atmosfera che protegge la Terra dalle radiazioni solari. Per essere definito tale, la perdita di ozono in quell’area deve essere maggiore del 25 per cento rispetto alle regioni considerate stabili.

    “Sembra incredibile che non sia stato scoperto in precedenza – ha commentato Lu in un’intervista rilasciata alla testata inglese The Independent – ma esistono alcune sfide intrinseche nel fare questa scoperta. I tropici – ha continuato lo scienziato – costituiscono metà della superficie del pianeta e ospitano circa la metà della popolazione mondiale. La presenza di questa singolarità costituisce motivo di preoccupazione globale”.

    Nell’area appena scoperta lo strato di ozono è dell’80 per cento più sottile rispetto ai valori standard. Per estensione, commentano gli esperti, questo buco è circa sette volte più grande rispetto a quello presente in Antartide. Il buco nell’ozono, ha aggiunto Lu, “può provocare un aumento delle radiazioni Uv”, causando un aumento dei rischi di tumori della pelle, cataratta e altri effetti negativi sull’intero ecosistema tropicale.

    “Non avevamo mai osservato questa singolarità – commenta Lu – i dati preliminari suggeriscono che diverse popolazioni tropicali sono già a rischio di sperimentare conseguenze negative a causa delle radiazioni, che raggiungono livelli più elevati del previsto”. Questa scoperta, precisano gli studiosi, potrebbe inoltre rivelarsi cruciale per comprendere meglio il cambiamento climatico globale.

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