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    La Provincia di Belluno ha ordinato di abbattere 3.234 cervi, anche femmine e piccoli

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 17 Lug. 2020 alle 17:02 Aggiornato il 17 Lug. 2020 alle 17:02

    Belluno ha ordinato di abbattere 3.234 cervi

    La Provincia di Belluno ha ordinato di abbattere 3.234 cervi, anche femmine e piccoli, a causa dei troppi danni all’agricoltura causati dagli animali. La decisione è valida per questa stagione venatoria, un aumento del 20 per cento di esemplari rispetto all’anno scorso. “L’obiettivo dell’abbattimento è il riequilibrio” perché “i danni che provocano questi ungulati sono pesanti per agricoltura e biodiversità senza dimenticare i pericoli per chi viaggia sulle nostre strade”, ha spiegato il consigliere provinciale con delega a caccia e pesca Franco De Bon. In tanti però in queste ore stanno criticando la decisione ricordando che l’abbattimento degli animali non può essere l’unica misura.

    Per consentire di raggiungere il numero di cervi previsto, lo stesso provvedimento prevede quest’anno l’avvio anticipato della stagione di caccia come avvenuto lo scorso anno. A decidere la misura è stata la provincia di Belluno, a cui la Regione Veneto ha concesso le funzioni per caccia e pesca, ma è scaturita dal tavolo di trattativa con i vari altri enti territoriali e Con il via libera dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

    “Le stime dello scorso anno ci dicono che avevamo all’incirca 40mila capi in provincia, escluso il territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: 10.400 cervi, 13.600 caprioli, 2.400 mufloni, 7.250 camosci, a cui dobbiamo aggiungere un numero imprecisato di cinghiali, in fortissima crescita”, ha ricordato l’assessore Franco De Bon.

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