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    Onu lancia l’allarme estinzione: un milione di specie a rischio

    Credits: Ansa
    Di Elena Giuliano
    Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 20:13 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:43

    Onu allarme estinzione | I dati | Le cause | Possibili soluzioni

    La scomparsa degli organismi terrestri sta accelerando la sua avanzata. A dirlo è un rapporto dell’Ipbes, organismo governativo delle Nazioni Unite sulla biodiversità e l’ecosistema.

    Il sommario ufficiale del resoconto sull’ambiente è stato approvato nella settima sessione della Plenaria dell’Ipbes, tenutasi a Parigi nella settimana fra il 29 aprile e il 4 maggio 2019.

    Secondo il Report, redatto da ben 145 esperti provenienti da 50 paesi diversi, è chiaro il destino degli ecosistemi terrestri nei prossimi decenni.

    La percentuale delle specie in via di estinzione sul pianeta Terra è in rapida ascesa e questo si riversa inevitabilmente sulla specie umana con conseguenze spesso irreversibili.

    I dati raccolti inoltre, hanno portato alla luce che circa 1 milione di specie animali e vegetali sono vicine all’estinzione, talmente vicine che la stima è addirittura di qualche decennio. Si tratta del primo caso così allarmante nella storia dell’umanità.

    Con un enorme lavoro durato tre anni, la relazione – che è lunga 1800 pagine – spiega le conseguenze dell’intervento umano negli ultimi 50 anni nell’ecosistema e, in particolare, introduce evidenze empiriche basate sull’impatto dello sviluppo economico sulla natura.

    “Il surriscaldamento globale evidenziato dalla relazione Ipbes, che prende spunto da una vasta gamma di campi diversi, ci presenta un minaccioso quadro.” ha detto il presidente dell’Ipbes, Robert Watson.

    “Stiamo deteriorando le fondamenta del nostro mondo, dall’economia alla salute, alla qualità della vita” ha poi continuato Watson.

    Onu allarme estinzione | I dati 

    Di fatto, dal 1900 la presenza media delle specie naturali nei loro habitat terrestri sta diminuendo del 20%. Inoltre più del 40% delle specie anfibi, il 33% dei coralli e più di un terzo dei mammiferi marini sono minacciati dall’estinzione.

    Per quanto riguarda gli insetti, il destino è più incerto ma si stima che circa il 10% delle specie di questa categoria sia in pericolo.

    Ancora, circa 680 specie vertebrate sono state spinte verso il processo di estinzione a partire dal 16esimo secolo. Circa il 9% delle specie di mammiferi esistenti sulla terra, utilizzati nell’industria alimentare e in agricoltura, si sono estinte nel 2016 mentre un altro migliaio sarebbero tutt’ora in sotto minaccia.

    Le emissioni di gas serra sono duplicate portando la temperatura media terrestre ad alzarsi di 0.7 gradi Celsius. Questo dato è destinato a crescere nei prossimi decenni.

    Onu allarme estinzione | Le cause

    Per validare ulteriormente la tesi, gli esperti hanno individuato i principali elementi che accelerano questo rovinoso declino. In particolare sarebbero 5 i maggiori responsabili del tramonto del pianeta:

    1. Utilizzo delle terre e dei mari
    2. Lo sfruttamento degli organismi
    3. Cambiamento climatico
    4. Inquinamento
    5. Specie aliene invasive

    Il Report inoltre, riconosce che l’intervento delle politiche e delle iniziative sociali hanno dato un grosso contributo ad aumentare la consapevolezza verso temi legati all’ambiente e alla sostenibilità. Sono state attivate numerose azioni di ri-bonifica delle aree degradate.

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    Onu allarme estinzione | Possibili soluzioni

    Sulla scia di questa rivoluzionaria relazione, circa 600 attivisti insieme alle ong hanno firmato una lettera indirizzata ai governi e alle istituzioni, lanciando chiaramente un appello alla tutela dell’ecosistema dalla crisi bio-climatica.

    Nel sommario sono state inserite delle azioni che, messe in pratica dai cittadini e attraverso politiche ad hoc, permetterebbero di arginare il problema. Queste sono divise per categorie di applicazione:

    Agricoltura: promuovere le pratiche agricole, fornendo sicurezza alimentare e possibilità di sostentamento. Si sottolinea inoltre un coinvolgimento più profondo di tutti gli attori del sistema alimentare (consumatori, produttori e settore pubblico).

    Secondo il Report inoltre, bisogna adottare approcci che danno potere ai consumatori e ai produttori attraverso la trasparenza del mercato, migliorando distribuzione e localizzazione dei prodotti.

    Sistema marino: comprende approcci basati sulla tutela degli ecosistemi durante la pesca: proteggere e gestire le aree chiave della biodiversità marina, ridurre l’inquinamento da deflusso negli oceani e lavorare a stretto contatto con i produttori.

    Sistemi di acqua dolce: si riferisce a promuovere investimenti in progetti idrici che abbiano una chiaro intento di sostenibilità e produrre pratiche per ridurre l’erosione del suolo

    Aree urbane: si auspica la promozione di soluzioni che aumentino l’accesso ai servizi urbani. In più è necessario aumentare gli accessi alle aree verdi e promuovere la produzione e il consumo sostenibili nelle città.

    Watson ha poi aggiunto: “Il Report ci dice anche che non è troppo tardi per fare la differenza ma solo se iniziamo da adesso, lavorando su ogni aspetto: da quello locale a quello globale”.

    E conclude: ” Attraverso questi cambiamenti radicali, la natura può ancora essere protetta, risanata e utilizzata in maniera sostenibile – questa è anche la chiave che rende possibile il raggiungimento di altri obiettivi globali. Attraverso “cambiamenti radicali” intendiamo una sostanziale riorganizzazione intorno a fattori tecnologici, economici e sociali”.

     

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