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    Nessuno è al sicuro dalla crisi climatica: le alluvioni in Germania sono solo un assaggio di cosa ci aspetta

    Credit: ANSA/EPA/SASCHA STEINBACH
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 16 Lug. 2021 alle 14:55

    Oltre centoventi di morti, più di mille e trecento dispersi e migliaia di famiglie rimaste senza elettricità: il “disastro climatico” che ha provocato devastanti alluvioni e messo in ginocchio Germania e Belgio, dove in pochi giorni è caduta la pioggia che un tempo scendeva in due mesi, potrebbe essere solo l’anteprima di un futuro caratterizzato da eventi meteorologici sempre più estremi.

    La catastrofe, costata la vita a oltre cento persone nella sola Germania dove si contano migliaia di dispersi, è stata attribuita dalle stesse autorità tedesche agli effetti del cambiamento climatico che, secondo vari esperti, è alimentato dall’industrializzazione. È significativo che una tragedia di queste proporzioni abbia colpito persino un Paese come la Germania, dove da anni il governo ha avviato politiche per ridare spazio ai corsi d’acqua e ridurre l’impermeabilizzazione.

    Nessuno è al sicuro dalla crisi climatica“, denunciano dal Wwf, nemmeno in Italia dove il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici è ancora fermo alla versione del giugno del 2018 e non è mai passato alla fase attuativa.

    Cos’è successo in Germania

    Almeno 103 persone sono morte durante le devastanti alluvioni che negli ultimi giorni hanno colpito la Germania occidentale. Secondo il ministero dell’Interno, i dispersi sono circa 1.300 ed è attualmente impossibile stabilirne la sorte a causa dell’interruzione delle linee telefoniche in molte delle zone interessate nei lander della Renania Palatinato e del Nord Reno Vestfalia.

    Tra le aree più colpite figura il cantone di Bad Neuenahr Ahrweiler, dove decine di residenti mancano ancora all’appello. Il villaggio di Schuld, in Renania, che contava una popolazione di 700 persone, è andato quasi completamente distrutto. La località di Erftsadt-Blessem, situata a circa 40 chilometri da Colonia, è stata travolta da una frana. “Le case sono state in gran parte spazzate via e alcune sono crollate. Diverse persone mancano all’appello”, riferiscono le autorità locali su Twitter.

    I soccorsi continuano a cercare vittime e dispersi e ad aiutare la popolazione, che non ha lasciato le proprie abitazioni o vi è tornata per cercare riparo nonostante l’alluvione. Data la gravità della situazione, è stato mobilitato anche l’esercito che prende parte alle operazioni di intervento. Sono stati inoltre messi a disposizione vari elicotteri per il soccorso e il trasporto di vittime e superstiti.

    Particolarmente colpita la cittadina di Hagen, in Nord Reno Vestfalia. “Non vi è alcuna altra città che sia rimasta così isolata”, ha spiegato ai media il Ministro presidente del land, Armin Laschet, candidato alla Cancelleria federale per la Cdu di Angela Merkel. “Molte cantine sono state inondate, tante persone sono rimaste bloccate nelle case”, “manca la corrente elettrica” e “gli anziani sono stati evacuati dalle case di cura”.

    Intervistato dall’emittente pubblica WDR, un portavoce dell’unità di crisi al lavoro a Hagen ha dichiarato che l’acqua riversatasi in città raggiungerà livelli che non si vedono più di quattro volte un solo secolo, con intere zone inaccessibili e isolate a causa del fango e delle inondazioni.

    Ma la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. Secondo l’agenzia di stampa tedesca Dpa, sempre in Nord Reno Vestfalia, un fiume ha allagato la miniera di lignite a cielo aperto di Inden, dove l’attività mineraria è stata interrotta a causa dell’acqua che da ieri pomeriggio continua a fluire all’interno dell’impianto.

    L’intervento dei soccorsi è stato frenato dal maltempo che ha interessato l’area fino a questa mattina, ma l’attuale tragica situazione meteorologica in Germania persiste già dallo scorso mese, con un’estate fin troppo piovosa. “Di solito, vediamo un clima come questo solo in inverno”, ha ammesso all’emittente pubblica WDR, Bernd Mehlig, funzionario del dipartimento ambientale del Nord Reno Vestfalia. “Qualcosa del genere, con questa intensità, è completamente insolito d’estate”. Non quest’anno a quanto pare.

    A giugno le precipitazioni in Germania avevano raggiunto i 96 litri per metro quadrato, 10 in più rispetto alla media del periodo di riferimento considerato valido a livello internazionale compreso tra il 1961 e il 1990. Nella prima metà di luglio il dato è arrivato invece a 68 litri per metro quadrato, già pari all’86 per cento della media stagionale. Ma il clima non conosce confini e così il disastro ha colpito anche i Paesi vicini.

    Cos’è successo in Belgio

    Almeno 23 persone sono morte nell’est e nel sud del Belgio, dove si teme un ulteriore aggravamento del bilancio delle vittime. “Ieri sera in centinaia erano ancora bloccati nelle proprie case”, ha dichiarato l’ex premier Elio Di Rupo, attuale presidente della Vallonia, una delle tre regioni del Paese.

    Proprio l’area francofona meridionale belga è stata particolarmente colpita dalle alluvioni degli ultimi giorni ed è stata posta in gran parte in in stato di allerta. Qui, oltre 21mila abitanti sono rimasti senza elettricità. In alcune cittadine nei dintorni di Liegi l’acqua è stata dichiarata non potabile.

    La polizia federale ha chiuso al traffico decine di strade, mentre sono stati interrotti gran parte dei trasporti ferroviari nella Regione vallona. Fermi per oggi anche i collegamenti ad alta velocità Thalys tra Belgio e Germania.

    Cosa c’entra il cambiamento climatico

    Sono state le stesse autorità tedesche a segnalare un nesso tra le devastanti alluvioni degli ultimi giorni e gli effetti del riscaldamento globale. “Il clima estremo visto nel sud della Germania e soprattutto in Nord Reno Vestfalia è in parte il risultato del cambiamento climatico“, ha dichiarato alla stampa Andreas Friedrich, portavoce del Servizio meteorologico tedesco (DWD).

    L’aumento delle temperature rende infatti più intensi gli eventi meteorologici estremi, portando a una più rapida evaporazione delle acque sulla terraferma e in mare e alimentando successivamente maggiori precipitazioni e tempeste più violente. È un fenomeno scoperto dagli scienziati già nel XIX secolo: quando l’aria si riscalda contiene più umidità. Precisamente, l’aumento di un grado della temperatura accresce del 7 per cento la capacità dell’atmosfera di trattenere l’umidità.

    In Germania, ha spiegato Friedrich, le aree a bassa pressione ricevono aria umida dal Mediterraneo. “Il potente sole estivo quindi riscalda l’atmosfera, causando lo scarico di grandi quantità di precipitazioni”, ha sottolineato il funzionario tedesco. D’altronde, l’Agenzia federale tedesca per l’ambiente (UBA) aveva già recentemente denunciato come nei prossimi decenni il cambiamento climatico potrebbe aumentare notevolmente i rischi dovuti a forti piogge, caldo estremo e siccità.

    La Germania, ha spiegato dalle colonne della Süddeutsche Zeitung il giornalista e ambientalista Benjamin von Brackel, autore del nuovo libro “La natura in volo”, si è già riscaldata di circa 2 gradi Celsius dall’inizio dell’industrializzazione, ma la situazione è arrivata oggi a un punto decisivo.

    “Come Paese industriale, la Germania si sta riscaldando due volte più velocemente del tasso di riscaldamento globale”, ha sottolineato Johannes Quass, meteorologo dell’Università di Lipsia. “Ciò significa che le probabilità di assistere a intense precipitazioni sono superiori del 20 per cento rispetto al XIX secolo e del 10 per cento in più rispetto a quando sono nato io, circa quarant’anni fa”.

    “Questa è la nuova normalità”, ha aggiunto Quaas. “Il cambiamento climatico sta ormai mutando la definizione di tempo meteorologico normale: ci stiamo lentamente avvicinando a una nuova normalità che include diversi modelli di precipitazioni”. “Finché continueremo a emettere anidride carbonica, è probabile che continueremo a vedere piogge così forti”, ha profetizzato Quass.

    E non è il solo a pensarla così. “Le precipitazioni che abbiamo sperimentato in tutta Europa negli ultimi giorni sono condizioni meteorologiche estreme la cui intensità è stata rafforzata dai cambiamenti climatici e continuerà ad aumentare ulteriormente con un ulteriore riscaldamento”, ha spiegato la climatologa Friederike Otto dell’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford.

    Il problema è legato agli effetti delle attività umane. Con le piogge torrenziali ormai sempre più frequenti e il cambiamento climatico che si prevede causerà ulteriori aumenti delle precipitazioni, gli esperti raccomandano un rapido adattamento delle infrastrutture e dei comportamenti, in particolare nelle città. La riduzione dell’impermeabilizzazione delle superfici e l’ampliamento degli spazi verdi, ad esempio, potrebbero aiutare ad assorbire le maggiori quantità d’acqua riversate sui territori durante gli eventi meteorologici.

    Quando il suolo e i sistemi di drenaggio non riescono ad assorbire rapidamente la pioggia o fattori come lo sviluppo urbano e industriale impediscono la dissipazione delle precipitazioni nel terreno, il deflusso superficiale rischia di trasformarsi in inondazioni torrenziali improvvise e causare danni significativi a cose e persone. Spetta quindi alla politica e alla cittadinanza impegnarsi non più per frenare un fenomeno in atto, ma per adattarsi ai cambiamenti al fine di limitare i danni.

    Una “alluvione” sulla campagna elettorale in Germania

    Le gravi inondazioni hanno aumentato l’attenzione sulla lotta ai cambiamenti climatici durante la campagna elettorale tedesca. Durante una visita nelle regioni colpite dalle alluvioni, il Ministro presidente del Nord Reno Vestfalia, Armin Laschet, possibile erede di Angela Merkel, ha chiesto di intensificare gli sforzi per contrastare il riscaldamento globale.

    Laschet, considerato favorito alla guida del governo di Berlino dopo le elezioni federali tedesche previste a settembre, era stato aspramente criticato negli scorsi mesi per le sue posizioni fin troppo moderate sulla lotta all’effetto serra. Dopo l’alluvione, il Ministro presidente del Nord Reno Vestfalia ha invece lanciato un appello a una maggiore e più rapida riduzione delle emissioni inquinanti, riconoscendo un legame tra il riscaldamento globale e gli eventi meteorologici estremi.

    L’accumulo di intense precipitazioni e ondate di calore, ha dichiarato il politico della Cdu all’emittente ARD, è “legato ai cambiamenti climatici”. “Ciò significa che abbiamo bisogno di una maggiore rapidità nell’intervento per il clima, a livello europeo, nazionale e globale”, ha aggiunto Laschet. Così, la lotta ai cambiamenti climatici ha di nuovo conquistato la ribalta della campagna elettorale in corso in Germania.

    I tedeschi si recheranno alle urne il 26 settembre per eleggere un nuovo parlamento e decidere il prossimo governo, le cui scelte in materia ambientale sono da tempo al centro del dibattito. Sin dalle precedenti elezioni del 2017, le questioni climatiche ed energetiche sono infatti considerate una priorità dai Partiti e dagli elettori.

    Un susseguirsi di estati calde e secche e di eventi meteo sempre più intensi hanno messo a dura prova l’intero Paese nel corso degli ultimi anni, contribuendo ad alimentare le proteste contro scelte e interessi che promuovono l’inquinamento, mettendo la riduzione delle emissioni sempre più in cima all’agenda politica.

    Non a caso, la principale sfidante di Laschete della Cdu è Annalena Baerbock, candidata cancelliera dei Verdi, che malgrado alcune battute d’arresto dovute a una serie di accuse di plagio, resta in corsa per conquistare lo scranno più alto del governo di Berlino.

    Nessuno è al sicuro dalla crisi climatica, neanche l’Italia

    Come detto, il clima non conosce confini politici: il problema non è infatti limitato a un solo Paese. Per questo, il Wwf, insieme ad altre associazioni ambientaliste come Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment, chiede di armonizzare le politiche nazionali sul clima, rivolgendosi in particolare alla presidenza italiana del G20 perché si impegni nella lotta ai cambiamenti climatici e alla perdita della biodiversità, considerate “la vera crisi che tutti i governi devono affrontare”.

    “Non c’è più tempo e l’azione climatica va accelerata a ritmi esponenziali se vogliamo evitare le conseguenze più pericolose e ingestibili”, denuncia il Wwf. “L’azzeramento delle emissioni va attuato nel più breve tempo possibile, ben prima del 2050, e nel contempo vanno messe in campo vere politiche di adattamento”.

    In Italia, denunciano le associazioni, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici “è ancora fermo e non è mai passato alla fase attuativa”. “Pensando a quanto successo in Germania, dobbiamo immediatamente rendere operativa una politica basata sul ripristino degli ecosistemi fluviali e sul recupero degli spazi che abbiamo rubato ai fiumi”, chiedono le ong. “Dal dopoguerra ad oggi, nel nostro Paese, abbiamo tolto ai fiumi circa 2.000 chilometri quadrati, un’enormità di spazio e le conseguenze di questo sono e saranno sempre più devastanti”.

    In tema di adattamento, il Wwf chiede inoltre “di avviare un grande piano di ripristino ambientale, come previsto anche dalla Strategia Europea per la Biodiversità che impegna gli Stati membri dell’Ue a ri-naturalizzare e riconnettere almeno 25mila chilometri di fiumi entro il 2030″. “Abbiamo reso estremamente vulnerabile il nostro territorio e possiamo star certi che da questa tragica emergenza dell’alluvione passeremo alla siccità, come sta avvenendo con sempre più frequenza da diversi anni”.

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