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    “La catastrofe climatica è qui e ora, non perdiamo altro tempo”: l’appello di Friday for future Venezia

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 13 Nov. 2019 alle 15:57 Aggiornato il 13 Nov. 2019 alle 15:58

     

    Friday for future Venezia – Una marea straordinaria, la seconda più alta in assoluto, una città in ginocchio e danni incalcolabili. Questo è il panorama che si sta delineando a Venezia. 12 novembre 2019, sono passati 53 anni dall’ultima volta che Venezia ha rischiato di rimanere completamente sommersa. Era il 1966. A poco servono gli appelli al Mose e ad una sua veloce realizzazione, il cambiamento climatico è qui e irrompe nelle nostre vite, con un aumento delle maree straordinarie e un’imprevedibilità sempre maggiore. I canali profondi delle bocche di porto, scavati per far passare le grandi navi e per realizzare il Mose fanno affluire migliaia di metri cubi d’acqua nella laguna consegnando Venezia a una marea di una violenza inaudita. Non c’è più il tempo per aspettare mirabolanti soluzioni ingegneristiche, che sappiamo già essere obsolete ed inefficaci. C’è un’urgenza immediata di agire e di tutelare il nostro pianeta, di cui Venezia è un fragile simbolo premonitore.

    Emergenza Clima: a Venezia sta già succedendo quello che capiterà in tutto il mondo, quando centinaia di città saranno sommerse dall’acqua

    Se l’anno scorso la marea era arrivata a 157cm e la laguna è rimasta bloccata tre giorni, ci si può sorprendere davanti ai 185cm di ieri? Ci sorprenderemo ancora quando le onde arriveranno a toccare i tetti di palazzo ducale? Sappiamo che questa situazione non migliorerà nei prossimi giorni, durante i quali sono previsti altri picchi altissimi di marea. Siamo vicini a tutte le persone colpite da questo fenomeno e siamo pronti, per quanto possibile, ad aiutare. Il 29 novembre torneremo in piazza, durante il quarto sciopero globale, per chiedere azioni concrete per contrastare la crisi climatica, ma saremo in piazza anche per difendere Venezia, la sua laguna, un ecosistema unico al mondo e, anche per questo, termometro dei cambiamenti che stanno scuotendo il pianeta.

    Ieri il Centro Maree aveva diffuso la previsione di un picco di +150 cm alle 22.30 circa. Dalle 21:00 in poi, invece, le sirene hanno dato notizia di uno scenario ben più tragico, con la marea che spinta dal vento di scirocco ha raggiunto quota +187 cm. Sono morte due persone, ci sono feriti, abitazioni completamente rovinate, vaporetti sommersi e barche alla deriva. Tutto questo era evitabile. E invece, visto come questi territori vengono gestiti, una tragedia come quella di ieri sera sembra destinata a diventare la normalità per questa città, e difatti questa mattina Venezia è stata nuovamente coperta da +160 cm di marea.

    Quello che è accaduto, e che continuerà a succedere, aprirà nuovamente discussioni che da troppo tempo non vengono affrontate e su cui sarà necessario intervenire, prendere parola e fare emergere il punto di vista di chi ha davvero a cuore le sorti di Venezia. A differenza di quello che dichiara Brugnaro, non abbiamo bisogno di un’altra grande opera per risolvere la situazione. Noi ci metteremo a disposizione di chiunque abbia bisogno di aiuto in questo momento e nei prossimi giorni, ma più di ogni altra cosa noi siamo qui per denunciare chi vede in Venezia nient’altro che un pozzo da cui attingere profitto, chi pensa – e agisce – devastando la natura e poi incolpando la stessa per i mali causati. Questa non è una catastrofe naturale, questa è la natura che impazzisce dal dolore e ci manda segnali. La catastrofe climatica non è un orizzonte lontano nel tempo e nello spazio: è qui e ora, e non possiamo perdere tempo, bisogna agire subito. Il 29 novembre, data del quarto sciopero globale, servirà anche a questo, a chiedere che si cominci subito a lavorare per la salvezza del pianeta, perché non abbiamo più tempo.

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