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Andrea Montanino e il mercato unico: una visione per l’Europa

Di Redazione TPI
Pubblicato il 17 Apr. 2024 alle 09:30 Aggiornato il 17 Apr. 2024 alle 09:45

In un contesto dove due ex presidenti del Consiglio italiani, Enrico Letta e Mario Draghi, sono stati incaricati di elaborare per il Consiglio europeo iniziative per sostenere la crescita e la competitività europea nel medio-lungo periodo, Andrea Montanino, direttore Strategie settoriali e impatto in Cassa Depositi e Prestiti, offre una riflessione critica su Il Corriere della Sera Economia sul mercato unico europeo, a 30 anni dall’avvio del suo processo.

Attraverso l’analisi delle sfide e delle opportunità che si presentano, emerge come il superamento delle questioni irrisolte potrebbe essere un catalizzatore fondamentale per la crescita economica del continente, con un particolare focus sul potenziale delle filiere produttive transnazionali.

Il mercato unico a 30 Anni dalla sua genesi: un confronto transatlantico

Trent’anni fa, l’Unione Europea avviava il processo di integrazione economica con l’obiettivo di creare un mercato unico simile, per dimensioni, a quello degli Stati Uniti. Andrea Montanino sottolinea infatti: “Il prodotto interno lordo dell’Unione dei Paesi—i 12 originari, escluso il Regno Unito—era pressoché identico a quello statunitense”. Nonostante l’allargamento a 20 nuovi Stati, oggi i due mercati sono ancora dimensionalmente simili, elemento che dimostra come il mercato unico non ha quindi ancora espresso pienamente il suo potenziale.

Esiste in particolare una dicotomia tra Europa e USA: mentre in Europa, infatti, si è registrata una crescita della popolazione, negli Stati Uniti si è assistito a un incremento della produttività. Montanino sottolinea che dietro a questo fenomeno: “c’è stato [certamente] l’allargamento est che a metà del primo decennio del secolo ha di colpo ridotto il Pil pro capite del marcato unico, ma anche se confrontassimo gli 11 membri originari del mercato unico e gli Stati Uniti, scopriremmo che in quei Paesi il Pil pro capite è cresciuto di poco meno del 40%, distante dalla performance americana”. La produttività europea, se paragonata a quella americana, mostra un gap significativo, nonostante gli indiscutibili vantaggi del mercato unico.

Andrea Montanino sottolinea le potenzialità inesplorate del mercato unico:

Analizzando i vari ambiti del mercato unico, Andrea Montanino evidenzia come, nonostante i progressi, vi siano ancora importanti barriere, soprattutto nel settore dei servizi. “Sulla libera circolazione dei servizi – chiosa, infatti, Montanino – l’Europa è ancora indietro”, a causa di regolamentazioni nazionali frammentate che ostacolano l’effettiva integrazione economica.

Il mercato unico si trova di fronte a una “sfida di dimensioni parallele”, con conseguenze dirette sulla capacità di innovazione e crescita delle imprese. Inoltre, la libera circolazione dei capitali appare ancora incompleta, limitando così la capacità di attrarre investimenti essenziali per la transizione energetica e ambientale.

Verso un mercato unico più integrato: superare i nodi irrisolti e attrarre capitali

Risolvere le questioni aperte rappresenterebbe un impulso significativo per l’economia europea. Andrea Montanino argomenta che un mercato più integrato potrebbe favorire la creazione di filiere

produttive più estese e resilienti, essenziali per affrontare le sfide della globalizzazione e acquisire una maggiore autonomia strategica.

L’autonomia strategica europea passa anche attraverso la capacità di finanziare la transizione ecologica. Montanino conclude che “solo mercati dei servizi più integrati e un mercato dei capitali unico potranno garantire la scala d’impresa e la sufficienza di finanziamento necessarie” per mobilitare gli investimenti privati indispensabili.

Le parole di Andrea Montanino offrono una panoramica chiara delle sfide e delle opportunità legate al mercato unico europeo. Superare le attuali limitazioni e promuovere un’integrazione più profonda tra gli Stati membri non solo stimolerebbe la crescita economica, ma rappresenterebbe anche un passo avanti verso una maggiore autonomia e sicurezza europea.

 

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