Riceviamo e pubblichiamo di seguito questa lettera arrivata alla redazione.
Da un lato, c’è l’ombra incombente di giganti dell’intelligenza artificiale come Stati Uniti e Cina, che corrono avanti con tecnologie all’avanguardia, enormi risorse e un percorso libero e non regolamentato per l’innovazione. Dall’altro, l’Europa si chiede: come possiamo evitare di diventare solo un’altra colonia digitale?
È una domanda che sembra uscita da un thriller di fantascienza, ma è molto reale. Il seminario organizzato lo scorso 5 settembre da TPI, dal titolo “La grande sfida dell’Intelligenza Artificiale – Pericoli e potenzialità della più grande innovazione del nuovo secolo”, ha presentato un quadro affascinante della posizione dell’Europa nell’attuale crocevia digitale.
All’Europa non manca l’ambizione. Progetti come il Super Computer Leonardo di Bologna e l’aspirazione dell’Emilia-Romagna a diventare la capitale digitale europea dimostrano la determinazione del continente a costruire la propria forza nell’intelligenza artificiale. Tuttavia, l’Europa si trova ad affrontare alcuni ostacoli unici: rigide leggi ambientali che rendono difficile la costruzione di enormi data center e l’enorme fabbisogno energetico e idrico delle Big Tech.
Ciò che ha davvero colpito è stato l’impegno dell’Europa nel realizzare l’intelligenza artificiale nel modo giusto. A differenza di altri luoghi in cui velocità e profitto sembrano fondamentali, l’Europa vuole che l’IA rispetti la privacy, protegga i diritti umani e rimanga in linea con le leggi etiche. C’è un forte desiderio di preservare l’autonomia del continente, poiché la tecnologia e l’informazione stanno diventando una valuta centrale.
La sovranità digitale è la parola d’ordine, perché nessuno vuole che governi stranieri e giganti della tecnologia lavorino a stretto contatto a porte chiuse, soprattutto quando la democrazia è in gioco con l’ascesa di regimi autoritari su più fronti.
Ma l’IA non riguarda solo grandi infrastrutture o leggi; si sta insinuando nella nostra vita quotidiana, dall’aiutarci ad acquistare prodotti per la pulizia e generi alimentari al plasmare le nostre interazioni sociali e le nostre routine quotidiane.
La grande domanda è: come possiamo mantenere viva la nostra scintilla umana in un mondo governato dagli algoritmi? L’Europa sembra desiderosa di insegnare alle persone a costruire un rapporto sano con l’IA. Un rapporto in cui le macchine ci aiutino senza impossessarsi della nostra libertà o dei nostri valori fondamentali.
Il seminario ha anche toccato il tema della tendenza protettiva dell’Europa nei confronti della creatività, della cultura e della politica. Con le normative sul copyright e una spinta all’equità, l’Europa vuole garantire che artisti e creatori non vengano travolti dai giganti della tecnologia. E con l’ascesa della disinformazione alimentata dall’intelligenza artificiale, le lezioni apprese dalla caotica integrazione dei social media nella società stanno guidando l’approccio cauto dell’Europa.
In definitiva, il sogno digitale dell’Europa non riguarda solo la tecnologia. Si tratta di ritagliarsi un futuro in cui innovazione ed etica camminino di pari passo. È una missione audace: evitare di diventare gli sfavoriti digitali e invece guidare con valori che mettono le persone al primo posto e le macchine come personaggi secondari.
Natalia Coba