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Juventus, chiuse le indagini sui bilanci: per Agnelli chiesti (e respinti) gli arresti domiciliari

Di Marco Nepi
Pubblicato il 25 Ott. 2022 alle 07:53 Aggiornato il 25 Ott. 2022 alle 07:57

Si è chiusa la fase delle indagini preliminari per quanto riguarda i conti della Juventus: la Procura della Repubblica di Torino ha notificato ai componenti del cda della società l’avviso di conclusione delle indagini, che avevano avuto inizio nell’estate del 2021 e ponevano sotto la lente le annualità dal 2018 al 2020. Il procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto comunica in una nota: “I reati per i quali si procede sono il falso nelle comunicazioni sociali (falso in bilancio, ndr) e le false comunicazioni rivolte al mercato”. Si parla dell’ipotesi di reato di “ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza (Consob nel caso di specie)” e del delitto di “aggiottaggio informativo, essendo Juventus Fc quotata nel mercato telematico azionario”. Alcuni indagati si sono visti contestare anche il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti” essendo emerso, secondo l’accusa, che sono stati corrisposte ai procuratori “somme per prestazioni che non hanno trovato riscontro e che, pertanto, sono considerate inesistenti, con contestuale danno all’Erario per indebita detrazione di Iva”.

Era stata chiesta anche la misura cautelare degli arresti domiciliari per il presidente Andrea Agnelli, respinta dal Gip. La Procura ha anche quantificato l’impatto sui bilanci delle presunte irregolarità: “Nell’esercizio 2018 risulta essere stata indicata una minore perdita di esercizio (39.986.000 anziché 84.506000), un patrimonio netto positivo pari a 31.243.000 anziché negativo pari a 13.367.000». Nel 2019 una minor perdita pari a 89.682.000 anziché 239.204.000 e un patrimonio netto positivo di 239.204.000 anziché di 47.543.000. E infine nel 2020 una perdita di 209.514.000 anziché 222.477.000 e un patrimonio netto positivo di 28.827.000 anziché negativo di 175.791.000”. Oltre ad Andrea Agnelli, sono indagati anche il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex direttore sportivo Fabio Paratici, e altri tre dirigenti.

Contestato anche il meccanismo delle “plusvalenze fittizie”, descritto dalla Procure come “un anomalo ricorso ad operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti, operazioni, per altro, nel complesso distoniche nel panorama nazionale. Operazioni di scambio che, non generando flussi finanziari di sorta, risultano concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio del momento: tali operazioni sono state ritenute fittizie, anche alla luce del contenuto di conversazioni registrate nel corso delle indagine”.

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